Mi ero proposta di non parlare mai di politica su questo blog. Ma questa non è politica, è un'altra cosa. Qui si tratta del fatto che mi, ci, stanno rubando il futuro. Eppure oggi non vedo invettive, j'accuse e rivoluzioni, non vedo donne indignate o lavoratori alzare la testa. Parlano del fatto che "dobbiamo fare sacrifici", noi appunto, e almeno fossero necessari. Io non sono un'economista, anzi l'unica materia che a scuola non mi andava giù, era proprio economia, ma sono una cittadina, una giovane cittadina, studentessa e disoccupata degli anni a venire. Io non sono un'eccezione o un'eccellenza, faccio parte di quella schiera di persone che hanno sempre fatto il proprio dovere, quelli che la madre da bambino gli diceva di impegnarsi, di lavorare sodo, che i sacrifici sarebbero stati ripagati un domani, che la strada dura è quella che paga. Faccio di parte di quelli che hanno raggiunto ottimi risultati nello studio ed hanno pensato di andare all'università "per sfruttare i propri talenti", per poi incontrare una realtà diversa, completamente diversa. Dove le uniche cose sfruttate sono i giovani brillanti ricercatori che svolgono a tutti gli efetti il lavoro del professore ordinario, ottantenne che non molla (la cattedra).
Impara le lingue, sono fondamentali; non ti lamentare che fai 13 materie e numerose ore in più rispetto agli altri licei, vedrai ne sarà valsa la pena in futuro,fatto.
Scegli una facoltà scientifica, sono maggiormente spendibili a livello lavorativo, fatto.
Scegli una quinquennale, è lunga, ma almeno poi sei un laureato risolto,fatto.
Vattene al Nord, così imparerai di più e ti valuteranno per questo,fatto.
Laureati presto, prestissimo, entra giovane nel mondo del lavoro, non perdere tempo a viverti la vita, no, fai 18 esami in un semestre e distruggiti psicologicamente, verrai ripagata, quasi fatto. E poi?
Sai qual è la verità? Che nessuno sta aspettando me. Che quel mondo del lavoro è saturo di gente, che non gliene importa a nessuno che sono giovane e che ho studiato tanto, che ho sacrificato tanto, che sono andata via di casa a 18anni e mi sento pure chiamata in tv "bambocciona", che vivo in un Paese dove i giornali dicono "togliete i libri alle donne così faranno figli", come se il problema fosse la cultura e non il fatto che non viene valutata e i figli non si mantengono con l'aria, che se hai la fortuna di essere assunto sei sottopagato (un dipendente farmacista in Italia prende circa 1200 euro, in Inghilterra non è DIPENDENTE perchè le farmacie sono libere e prende circa 5000 sterline(!!!), che se tutto va bene dovrò lavorare 46/47 anni, dopo aver studiato una vita, non essermi potuta permettere un viaggio, una borsa costosa, una semplice cena fuori, venti giorni di vacanza all'anno, non nomino nemmeno l'acquisto di un'auto nuova o una casa. La verità è che sarò costretta a fare la valigia un'altra volta, salendo di gradino, a centuplicare il magone di nostalgia che mi serra la gola a metà, in maniera proporzionale all'allungamento della distanza da casa, da quella che nel bene o nel male è la mia terra, dove avrei voluto vivere. Si perchè questo è quello che chiediamo tutti. Anni fa sognavano gli yacht e le vacanze in costa Smeralda, oggi quei sogni si sono notevolmente ridimensionati: un tetto tuo sulla testa, poter andare a trovare tua madre e tuo padre quando ne senti la necessità senza dover prenotare un volo, crearti una famiglia, una stabilità, uno sfizio ogni tanto che ti coccoli. Non sono grandi cose, anche se le fanno apparire tali, sono la normalità, dovrebbero essere per tutti, dovrebbero essere la base dalla quale partire per sogni più ambiziosi.
Mi sento derubata di tutto, anche della forza di sperare nel futuro.
Ah già, non c'è più neanche quello.
E la cosa triste è che tutti quelli che scrivevano dai blog, parlavano ai talk show, scendevano in piazza a gridare "se non ora, quando?", criticavano ed inveivano, volevano che le cose cambiassero, testimoniavano la gravità della situazione con spread e dati delle borse alla mano, oggi tacciono, oggi non si sento derubati. Tacciono semplicemente perchè dovrebbero ammettere, all'immagine riflessa nello specchio alla mattina, che un uomo (per quanto possa aver fatto schifo!) non poteva essere il male di una nazione. Che la situazione è grave, gravissima e non si risolve brindando in piazza e lanciando monetine, perchè un settantenne abbandona la poltrona, ma ce ne è sempre un'altro in agguato, e adesso, non so davvero chi sia peggio.
Non sono stati tagliati i privilegi ed i vitalizi dei parlamentari, i beni(sconfinati) ecclesiastici, come sempre, rimangono intoccabili, le istituzioni pubbliche un pozzo senza fondo nel quale versare ogni centesimo, i patrimoni dei ricchi non pervenuti, eccetera eccetera, eccetera. Dalle mie parti si dice "u cani muzzica sempi u chiù sciancatu" e cioè "il cane morde sempre il più povero" per dire che chi paga, in tutti i sensi, sono sempre i soliti noti: quella parte di Italia onesta e produttiva, quelli che si alzano ogni mattina dopo aver fatto la nottata per cercare di far quadrare i conti ed arrivare a fine mese, quelli che pagano le tasse fino all'ultimo centesimo, dichiarano anche la cuccia del cane, pagano di più ma chiedono la ricevuta, quelli che mandano il figlio a calcio e quindi non si comprano il Moncler, quelli che non si sposano o il figlio manco ce l'hanno perchè non possono permetterselo, ma aspettano e intanto pagano una benzina troppo costosa, per andare a fare un lavoro troppo poco pagato. E' questa gente che pagherà. Saremo noi a pagare.
Ma oggi, a nessuno sembra importare.
Isotta
sì, manca proprio di coraggio...
RispondiEliminaIl tuo post così accorato e così vero mi ha fatto tornare in mente le parole con cui inizia un libro di Nichi Vendola, lo so che lui non ti piace, però il concetto che esprime forse si. Te le copio: "Dei fantasmi si aggirano per l'Occidente: sono i sogni dispersi, le vite future di milioni di persone disorientate che immaginavano una vita ricca di occasioni, di successi magari non semplici da raggiungere, ma possibili, e lavori dignitosi".
RispondiEliminaDetto questo, io sono tra quelli che si sono sentiti più liberi con le dimissioni di Berlusconi e, anche adesso, dopo un mese, dopo Monti, dopo questa manovra, continuo ad essere "felice" del fatto che lui non ci sia più a rappresentarmi. Se oggi siamo messi così male la colpa non è soltanto la sua, certo, però è stato a capo del governo 8 anni negli ultimi 10, quindi un po' responsabile lo è, lui come tutti i parlamentari che hanno legiferato (???). Lui è solo l'apice di un sistema che fa schifo e certo tolto lui il sistema resta, però io speravo, e spero ancora, che le sue dimissioni potessero essere un punto di partenza. Adesso c'è un Monti suo coetaneo, che dice che o si fa come dice lui oppure crolla tutto. Io non capisco proprio niente di borse e default. Immagino che non sia vero, perciò mi fa incavolare un bel po' il fatto che gira gira son tutti pronti a metterlo in quel posto a noi, persone normali che lavoriamo al contrario loro, che non abbiamo auto blu e nemmeno poltrone. Il ché non è per niente giusto.
Se non ho scritto ancora niente nel mio blog è perché non ho proprio avuto il tempo e poi, sinceramente, nel corri corri generale di questi giorni i telegiornali li ho visti a pezzetti.
Visto che sono piuttosto insonnolita non so se dal commento è chiaro che (incredibilmente :) ) sono d'accordo con te. Sogni d'oro!
a volte... a me.... prende proprio lo sconforto.....
RispondiElimina