Ma io sono così e se per 48 volte mi sono ridotta all'ultimo, cosa vuoi che cambi adesso?
Tornata nel microminiloft avrei dovuto svegliarmi presto, non andare a letto tardi, mangiare i legumi, sempre troppo pochi per un vegetariano, finire la relazione sul tirocinio e consegnarla, sistemare le cose, la maggior parte.
Il primo giorno mi sono riposata e nulla è cambiato, ancora.
Così riempio il tempo con pagine internet e telefilm, con le vite degli altri, che la mia mi fa schifo.
Nel tritacarne che è il mio tempo libero ci passa di tutto, dal calcio al bricolage, dai blog tema matrimonio ai mommyblog ai fashinblog, a quelli sull'arredamento e pure quelli di lifestyle, make-up, cucina, cinema, TUTTO.
Un pomeriggio noioso uguale a tutti quelli precedenti ed a venire, mi sono imbattuta in una dichiarazione d'amore. D'amore vero, tangibile, concreto, stabile. Di quell'amore che forse io non sarò mai in grado di provare per nessuno, ma che mi rassicura ascoltare, vivere attraverso il racconto di qualcuno, esperienza nell'accezione più vera.
In pratica Nina, la donna che lo ha scritto, ha un blog molto famoso, nel quale racconta la sua vita, emozioni ed impressioni di "diversamente fertile", alla ricerca di una gravidanza, che in questi giorni, incrociamo le dita, pare si stia trasformando in realtà.
Come in bocca al lupo quindi.
Se non lo merita una coppia così, chi?
" In tempi non sospetti, quando io ero alle prese con le mie crisi esistenziali, Lui cercava pazientemente di riportare la nostra relazione su un piano di realtà.
In quei lunghi mesi di buio, accecata dal voglio un figlio a tutti i costi,
focalizzata sulla ricerca, Lui lavorava in sordina all'enorme impresa
di ricordare a se stesso e a me che c'è altro nella vita.
Mentre
io ero assoggettata al mio universo emotivo, Lui, l'uomo di casa,
l'essere razionale per eccellenza si ostinava a portare avanti la sua
dura battaglia per dimostare che è possibile mantenere un dignitoso
rapporto di normalità con la vita quotidiana, anche in condizioni d'instabilità e di emergenza come quella che ci siamo trovati a dover affrontare.
Io facevo il bello e il cattivo
tempo, Lui ritesseva i fili di una matassa che io mi divertivo (oh come
mi divertivo) a ingarbugliare e confondere continuamente. Io vivevo
assurde e inaspettate altalene emotive, Lui raccoglieva i pezzi, gli
stralci di conversazione, i frammenti di paure irrazionali e dubbi
atavici e cercava di ridargli un ordine e un senso.
Io
ero centrata e focalizzata su un obiettivo preciso, Lui faceva di tutto
per continuare ad assomigliare a un essere umano, capace di guardare
ancora con interesse al mondo circostante, curioso di quello che accade
lì fuori, per regalarci momenti di svago. Lui era la parte pratica, la
costante razionale, io la componente emotiva, impulsiva e sognatrice.
Lui
era l'occasione di uscire da me stessa e dai nostri drammi, era la
possibilità per la nostra relazione di non implodere su stessa e mi
ricordava l'importanza di alimentare le nostre passioni comuni per non
perdere di vista la vita al di là di un figlio. Ma non lo faceva in modo
plateale, esplicito bensì, più come un sussurro, il suo operare era da
dietro le quinte: silenzioso e costante. Per questo troppo spesso non me
ne sono accorta, ho equivocato e frainteso, non ne ho compreso
l'importanza e il valore.
Io lo volevo presente, capace di entrare in risonanza con le mie parole, in immediata corrispondenza emotiva con me e con il mio vissuto. Io lo volevo empatico, capace di sentire quello che sentivo io, nello stesso momento.
Lo volevo complice delle mie messe in scena, dei miei teatrini interiori.
Lui invece prendeva le distanze dal mio modo, preferiva rimanere in superficie e non scendere in quegli abissi.
Stavo male, la chiamavo incompatibilità, indifferenza, incomunicabilità, incomprensione.
Ma
questa diversità invece è stata una ricchezza, la nostra salvezza. Il
suo senso pratico ha arginato il mio fiume in piena, mi ha offerto le
coordinate di riferimento, i confini entro i quali le cose possono
accadere e continuare a muoversi senza spargimenti inutili di sangue.
Oggi mi rendo conto che se Lui avesse vissuto le cose al mio stesso
modo, con lo stesso pathos e lo stesso trasporto, con quell'insana
teatralità e quell'intensa drammaticità, io non so dove saremmo ora.
Comprendo
oggi quanto quel suo agire in modo pratico, il suo non farsi sopraffare
dalle emozioni, abbia permesso a me di muovermi in tutta sicurezza e
libertà nel mio universo interiore, sondarlo ed esplorarlo, scendere e
risalire a mio piacimento, sicura del fatto che lì fuori c'era Lui,
saldo e ben piantato coi piedi a terra, a occuparsi di tutto il resto
mentre io svolazzavo per aria, o navigavo i miei mari, facile preda sia
dell'entusiasmo che dello sconforto.
E' stato il porto che accoglie e offre sicurezza e riparo.
Non ha usato il mio linguaggio,
fatto di aria, metafore e astrazioni, viscere, carne e sangue, ma ha
usato il suo, che è fatto di terra, materia, acqua, che evoca in me
immagini di solide montagne e di imponenti alberi.
Il mio è il potere esplosivo e distruttivo dell'uragano, il suo è il lavoro caldo e sotterraneo del magma denso.
Io ho il dono della trascendenza, Lui dell'essenzialità, della pragmaticità.
Io strabordo, esondo, Lui rispetta i suoi confini e dentro di essi attua il cambiamento.
Io sono tanta, Lui è minimale, essenziale ed efficace.
Io divago, mi perdo nei miei stati d'animo, mi cullo nel passato e nel futuro, mi lascio sfuggire il presente.
Lui è diretto, preciso, attuale.
E così era Lui a raccontarmi le
cose del mondo di fuori, a cena, sempre Lui a trovare cose da fare, a
proporre concerti e uscite, a tornare la sera con un film da vedere, a
pensare a tutto quello che a me, così impegnata su me stessa, sfuggiva
troppo spesso.
Se ho avuto tempo e modo di esplorare i miei limiti e poi superarli, lo devo a Lui.
Ora lo so.
E poi un giorno di circa due
mesi fa mi sono ritrovata a sognare Parigi, a immaginare i suoi tetti,
le sue strade, i suoi negozi, le sue atmosfere, i suoi cieli. Lui non si
è perso in quei viaggi mentali con me , non ha assecondato il mio lato
sognatore alimentandolo con le parole, Lui ha fatto molto di più (quello
che forse io non sarei stata capace di fare) occupandosi degli aspetti
squisitamente concreti e pratici.
Lui l'ha reso semplicemente possibile.
E così giovedì partiremo per
Parigi, diremo addio a questo lungo, umido e freddo inverno dell'anima e
saluteremo finalmente l'arrivo della nostra primavera.
Questo viaggio sarà lo spartiacque che separa il prima e il dopo, sarà per noi una luna di miele, come la prima volta.
Perchè
ci stiamo ridando la possibilità di scoprirci e sorprenderci ancora, di
guardarci con occhi nuovi e puri, di ricominciare una nuova fase fatta
solo di noi.
Credo che Parigi sia la città perfetta per due anime che sono tornate a scegliersi ancora, per la seconda volta. "
Il link al post è questo!
Cosa altro è possibile dire dopo ciò?
Auguro loro il meglio, ed a me d'incontrare un Amore così.
Buon weekend!
Isotta
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