"Ma cosa ne volete sapere voi che state in montagna" ci dicono. Come se per conoscerlo, per conoscerlo veramente, il mare lo si debba sentir bussare alla finestra. Eppure loro non lo sanno. Non sanno che da ognuna delle nostre, di finestre, il mare si vede eccome. Le case seguono la linea del profilo della montagna, e curvano per poter stare lì, ferme e sospese, come il viso di un uomo sui fianchi rotondi della sua donna dopo aver fatto l'amore. Il sole muore laggiù ogni sera. E non lo possono sapere da che posizione privilegiata lo vediamo noi, il mare. A perdita d'occhio, la collina che si apre in pianura, i paesi e le loro luci, fino a che il verde smeraldo lambisce l'azzurro. Le scintille gialle che ballano sull'increspatura dell'onda di giorno e quelle bianche della Luna che cullano il blu della sera. Le gru del porto, stagliate all'orizzonte sembrano le giraffe africane di quei documentari in tivù. Se sali sulle terrazze lo senti persino, l'odore del mare. E' lì da sempre. Lo conosciamo eccome.
Vivere quassù è sapere che dei nuvoloni alle spalle non c'è da preoccuparsi, ma che se la tempesta viene dal mare, allora durerà. Stiamo a guardare, sospesi in altezza, le nubi addensarsi sull'acqua, cambiarne il colore, scurirne la linea dell'orizzonte prima impercettibile, il vento gonfiare le onde e smuovere il fondale. E ci siamo ancora a guardare, a vederla passare, quando la furia è sopita, il cielo si riprende l'azzurro e il mare torna a specchiarlo.
Se l'hai visto da sempre però lo riconosci, quel momento strano, in cui in apparenza tutto sembra tornato alla normalità e invece c'è ancora tanto lavoro da fare, tanta attesa da far correre via. Il vento lascia il passo alla brezza leggera, il sole torna padrone solitario e luminoso, ma l'acqua è torbida. La tempesta lo travolge, passa indisturbata fino ad abbandonarlo lasciandolo solo a sistemare i danni del suo passaggio.
Le tempeste si comportano così col mondo. Generano il caos. E se per caso esistesse una calma tutta apparente, a loro non importa nulla, arrivano e distruggono, portano a galla verità, dubbi e incertezze, quegli stessi mostri che avevi faticosamente cercato di mettere a dormire sotto una coperta di normalità.
Quando ti impegni tanto a sgomberare la mente dai nuvoloni neri, arginado i pensieri, occupando gli spazi lasciati vuoti con i buoni propsiti, lo devi mettere in conto. Prima o poi la stanchezza si farà sentire e allora tu mostrerai il fianco scoperto, permettendo così alla tempesta di trovare un varco. E in men che non si dica ti ritrovi a testa in giù, senz'aria, sbattuta sulla battigia dalla risacca, confusa e senza forze.
Poi ti tiri su e capisci di aver sbagliato ancora. Che non dovevi, non potevi permettere alla tempesta di arrivare, che ti avrebbe distrutta ancora e sarebbe stato inutile tutto quel ricostruire, seppur in apparenza, una vita. Sforzi vani, impegno deriso.
Ma i buoni propositi bruciano tra le fiamme, quando tra le lenzuola ed il suo petto è il posto a cui senti di appartenere, quando il tuo corpo sembra fatto a misura per accogliere il suo e l'odore delle vostre pelli che si mischiano è un antico canto tribale. E' tutto inutile e perso quando la mia debolezza incontra la sua sfacciatagine.
E' stata inutile e persa la guerra contro me medesima, perchè sono ancora una volta qui a maledire il destino che ha fatto lui così, così perfetto e così dannatamente sbagliato, per me. Me, così debole e dannatamente persa per lui.
Si frantuma tutto quando i suoi occhi mi percorrono il corpo, anche le mie ossa sgretolano. E non c'è nulla che si può fare. C'è solo da aspettare che la tempesta passi, valutare i danni e mettersi a ricostruire.
Per quanta forza serva, per quanto coraggio ci voglia, bisogna farlo.
Isotta
Non è facile riprendersi dalle tempeste. Ci sono quelle che ti travolgono in pieno, quelle che invece passano veloci e sembra che ti sfiorino appena. Ma si fa sempre fatica a ritirare insieme i cocci e ricominciare. Forse l'abitudine ci fa sembrare tutto questo normale, o forse, ad ogni tempesta, qualcosa in noi cambia, si trasforma, ci fa sentire in un altro modo. Chi può dire se meglio o peggio? Magari lo sapremo con la prossima tempesta.
RispondiEliminaStupendo! Scrivi molto bene... :D
RispondiEliminaDovresti darmi ripetizioni!
"Se l'hai visto da sempre però lo riconosci, quel momento strano, in cui in apparenza tutto sembra tornato alla normalità e invece c'è ancora tanto lavoro da fare, tanta attesa da far correre via. " Almeno per un momento puoi respirare e illuderti che tutto sia tornato a posto... ehhh le illusioni...
Isotta il tuo futuro è la scrittura....non fare la farmacista....dammi retta...Hai un modo di descrivere le cose che sei fantastica! Buttati a scrivere e vedrai che ti fai bei soldini!!!!
RispondiEliminaSono d'accordo con BiancaneveRossa! Fai la farmacista ché bisogna pur mangiare, falla così, a "tempo perso". Scrivi così bene! :)
RispondiEliminaMi incanti con le parole, te lo giuro e poi sai essere ironica o profonda, malinconica o innamorata, hai tanti stili diversi secondo me!
p.s. ho dato al mio blog qualche giorno di vacanza, chiudendolo proprio temporaneamente.