martedì 27 settembre 2011

Il cordone ombelicale non esiste.



Se chiudo gli occhi e mi isolo un po' sento il profumo della crema, il cofanetto aprirsi roteando tra le mani, l'acqua che sgorga fresca dal rubinetto e i raggi arancioni che bucano i vetri, i pennelli e gli ombretti, i fard ed i rossetti. E' che lì seduta io ci sarei stata per ore, ipnotizzata dal sapore che avrebbe avuto il momento in cui sarei stata io, ad indossare un bel vestito, i tacchi alti, un profumo buono come il tuo, ad assomigliare a te. Ed ho ancora tra le mani i boccoli di lunghi capelli neri, il tintinnio nelle orecchie di grandi orecchini, i capelli sistemati, la guancia sporca di rossetto e il sorriso così alto da costringermi a socchiudere gli occhi. L'ho sempre vista quell'eleganza naturale scambiata per snobbismo, sbattuta in faccia così tante volte che alla fine forse è stata assorbita, che ti ha portata così lontano, sul tuo piedistallo immaginario di cristallo senza sbavature, dove l'impronta di una manina non è tollerabile e non esiste che il dover-saper-essere /fare-qualcuno-qualcosa. Sola e lontana, troppo orgogliosa per stringere tra le braccia, troppo severa per concepire uno sbaglio, troppo testarda per mollare il colpo, riconoscersi allo specchio vedendosi diversa.
Non so come si possa ingabbiare lontano chi hai tenuto sotto la pelle, non so come si possa essere così distanti da chi è stato la tua casa, la tua fonte di vita, ma mi viene così naturale non volerlo essere per nessuno. E' scontato.
Il mio dolore è un buco nero sentimentale, una voragine, sottovalutata da chi non aveva diritto di sottovalutare, ma il dovere di non farlo, che ha risucchiato me, e senza saziarsi chiede ancora, e ancora, brama, anela, semplicemente affetto. E non può darne. Non può neanche immaginare di farlo. Ma vorrebbe.

Ad ogni modo, auguri.

                                                                         Isotta

giovedì 22 settembre 2011

Leica 24talenti x 36fotografie

Dunque, è da un po' di tempo che mi diletto a fare la caricatura della fotografa e diciamo che quello che ne viene fuori è più una cinese a Roma e ne avete prova dal fatto che ogni tanto in qualche post metto una, due caricature di foto, ma tant'è. Allora girovagando qua e la nel web (leggasi cazzeggiavo su facebook) ho scovato questa bella iniziativa di una nota casa di macchine fotografiche e l'ho trovata interessante, mi ha incuriosito e in men che non si dica ho deciso di partecipare con tre foto decenti che son riuscita a rimediare, che per un professionista sono una ciofeca, della serie che Chef Ramsay dovesse giudicare il piatto di un addetto alle pulizie del MacDonald's. In ogni caso l'iscrizione era veloce, non c'è nulla da perdere e se va bene la piacevole sorpresa è che ti arriva a casa una Leica X1 nuova di pacco in comodato d'uso e devi divertirti ad usarla in giro per la città, a quel punto non mi curo neanche più di cosa verrebbe dopo perchè una  volta arrivati lì sarabbero gli esperti a giudicare e se una piccola possibilità c'è di ricevera la Leica visto che vince chi riceve più "mi piace" su faccialibro, poi potrei finire solo a pulire gli obiettivi degli altri. E infondo il mio campo è tutt'altro, ho deciso di partecipare davvero solo per partecipare! Le grandi foto le lascio a chi è del mestiere!!
Quindi questo post per chiedervi un piccolo "mi piace", un'opportunità di farmi la tipa figa che fotografa i tramonti con una leika, in giro per la città.
Detto questo se le foto vi fanno venire dei conati, che manco se foste saliti sulle montagne russe dopo un pranzo alla sagra delle schifezze, vi prego di farmi ravvedere cosicchè io possa tornare ad occuparmi di molecole e lasciare in pace le macchine fotografiche.
Il mondo della fotografia però l'ho sempre sentito vicino. In casa avevamo una camera oscura dove mio padre sviluppava le sue foto, fatte proprio con una Leica ed era bellissimo vedere apparire le immagini sommerse dal liquido trasparente, aspettare che si asciugassero per poterle chiamare fotografia. Abbiamo cassetti colmi di ricordi impressi su carta, nella maggior parte ci sono io, e sono piccole opere d'arte perchè lui si che era bravo, lui si che faceva le foto. Forse non ho mai scritto quanto ami immensamente mio padre e quanto lo ammiri. Poi di colpo la macchina fotografica è diventata un soprammobile, e rimane lì a prendere polvere, mio padre non inquadra più e noi non ci mettiamo in posa. Vorrei che si vedesse attraverso i miei occhi, ma questo è un altro argomento. Sono così simile a mia madre esteticamente, in realtà mi vedo così uguale a lui, dentro, ed essere come lui è il regalo più bello che potesse farmi. Quindi mi piace fare le foto e voglio provarci.

Ho messo un nome di fantasia, comunque se volete regalarmi un voto e/o invitare qualcuno a fare altrettanto potete farlo qui
Per sapere dettagliatamente in cosa consiste il progetto e magari partecipare cliccate qui e qui.

                                                                                   Isotta

mercoledì 14 settembre 2011

I cani, l'orto e le pannocchie

Si respira l'aria frizzantina dell'autunno. Ed è iniziata la scuola, le nuvole sono ai box di partenza gonfie di pioggia che da mesi aspetta per venir giù. Ho riaperto i libri e chiuso la finestra prima di andare a letto. Anche in vetrina il clima è cambiato e i manichini si son adeguati, la programmazione Tv è ripartita e il pomeriggio ci si diletta ad accumulare conserve in dispensa che "l'abbiamo sempre fatto e continuiamo a farlo" nonostante si trovino le angurie anche a gennaio evvabbè !
Quindi sarà per questo che mi squilla il telefono e mi sento invitare da chi ho tentano di tenere lontano "per una passeggiata in montagna,da amici,ti faccio conoscere la mia nuova cagnolina.." ha detto, e mi conosce perchè sa che morivo dalla voglia ma non ci sarei mai andata per orgoglio, a meno che non ci fosse stato un peloso di mezzo. 
E così ho conosciuto la sua nuova cucciola, inutile dire che è di una dolcezza che toglie il fiato; il mio Buddy si è divertito un mondo a giocarci assieme, abbiamo raccolto le more selvatiche e la passeggiata ha fatto felici tutti. Tra noi è sempre la solita solfa, stiamo troppo bene, il tempo passa veloce nonostante le chiacchiere che sembrano leggere nascondono macigni, stiamo troppo bene insieme finchè non ci stiamo. 
Era presto e abbiamo deciso di fermarci alla casetta in montagna di mio nonno, "voglio vedere come cresce l'orto" ha detto. E c'è da dire che l'orto era rigoglioso, sono stata per tanto tempo restia al contatto con la terra, allo sporcarsi le ginocchia di fango per raccogliere i frutti di una fatica che non comprendevo, ma adesso ho cambiato idea, come su molte altre cose del resto. Ho fotografato e annusato e mi sono sporcata di terra e sono stata grata alla fatica "insensata" del mio nonnino che aveva prodotto quella tavolozza di colori e forme e profumi e gusti:
Ebbene alla vista delle pannocchie non abbiamo saputo resistere. "Accendo il fuoco?" e potevo mai rispondere di no? Certo che no. Mentre i cani giocavano, Lui ha acceso il fuoco (e caspita il fatto che sappia fare qualunque cosa mi fa impazzire! ) io ne ho approfittato per scattare qualche altra foto:
Poi abbiamo svestito le pannocchie, le ha arrostite e (inutile dirlo) le abbiamo divorate..
E' stato uno splendido pomeriggio, come solo quelli inaspettati possono essere, come solo quelli che trascorri con chi desidereresti fosse sempre lì accanto sanno essere.

E voi? Come vi state preparando al cambiamento di stagione?

                                                                                  Isotta

lunedì 12 settembre 2011

L' Undicisettembre

(Dal Web)
Io le immagine le ho scolpite negli occhi, mi basta chiuderli appena per rivedere quell'orrore. Ero una bambina, 10 anni fa avevo solo 11 anni, e stavo per uscire, ci godevamo gli ultimi pomeriggi prima dell'inizio della scuola in giro per il paese con le amichette, quel giorno però non ci vedemmo. Era e sarebbe stato per sempre il 9/11/2001.
L'odio si era mostrato senza filtri ad ognuno di noi, tutto il mondo era lì, fermo davanti agli schermi,con l'orecchio teso ad ascoltare l'assurdità degli eventi. Ci sarà stato qualcuno che avrà cercato di capire , qualcun altro di perdonare, in tanti avranno pregato, tantissimi pianto, altri saranno rimasti impassibili ad aspettare la fine, altri ancora si saranno incazzati e infine ci sono stati quelli che gioivano, quelli che bruciavano stelle e strisce e inneggiavano a chi i corpi di povera gente li stava facendo bruciare davvero, altri uomini, "nemici" che avevano la colpa di essersi alzati al mattino per andare a lavoro. 
Ho avuto paura, mi sono sentita non più al sicuro, e sopra ogni cosa ero nera di rabbia. E la rabbia è cresciuta in maniera esponenziale nei giorni a seguire quando le torri erano giù e il numero dei morti continuava a salire, ascoltavamo interminabili ore di tg, la gente piangeva ed era sporca di sangue, una donna chiedeva aiuto sventolando un fazzoletto bianco e due secondi dopo era macerie, come tutto il resto attorno, e i passeggeri del quarto aereo preferivano schiantarsi al suolo salvando il Campidoglio o la White House  e nel frattempo lasciavano messaggi di addio alle segreterie di mariti o genitori o figli, e giovani vigili del fuoco ora erano solo una foto e un nome e li chiamavano eroi come se questo bastasse per ripagarne il coraggio e l'altruismo. Io ho visto tutto questo e la rabbia è diventata odio.
Odio per gli occhi scuri e la carnagione olivastra, per le barbe lunghe e i turbanti bianchi, per quella lingua difficile e indecifrabile. Odio per la barbarie che deriva dall'ignoranza, per la codardia del gesto, per l'infamia e la meschinità, per la spettacolarizzazione della strage, per il perverso sadismo dei sorrisi islamici. Odio, e non ho ne' vergogna ne' timore di dirlo.
Sono stata a NY sei anni dopo, il groppo alla gola di quei giorni passati è tornato su con facilità, ho fatto fatica quando la guida ha detto di aver perso il figlio "lì" indicando il vuoto che stava allora al posto delle Twin Towers senza girarsi a guardare, ho respirato forte e morso il labbro inferiore ho rispedito le lacrime da dove pretendevano di uscire ed ho capito quanta dignità ci fosse in quel gesto, quanta forza e coraggio di ricominciare. E la forza degli uomini è questa: avere le spalle larghe per caricarci su il peso di ricominciare, ricostruire e ricordare. Io ho cercato di dare il mio misero contributo perchè ero a guardare incollata alla tv la gente morire, i grattacieli cadere dieci anni fa; sono stata li a Ground Zero dove il vuoto era pieno di vuoto,di quello che è stato; e tornerò appena posso a vedere la Freedom Tower finita e il resto delle torri quando avranno terminato i lavori.
(Dal Web) Freedom Tower
P.S. Non è una notizia molto riportata ma volevo ricordare, appunto, che ci sono stati dei morti e dei feriti anche in una chiesetta vicina ad una delle torri (perdonatemi ma non ricordo quale), la gente era li a pregare, ed è morta. Questo ce lo ha detto il signor Benito, la guida.
P.P.S. A distanza di qualche anno ho letto La Rabbia e L'Orgoglio della Fallaci e stranamente, per una volta, mi sono ritrovata nelle parole della famosa scrittrice.

                                                                                  Isotta