venerdì 6 gennaio 2012

Solite lagne...

 "si sentiva invisibile, inadatta, incompresa.
E’ il destino di tutti quelli che Sentono troppo.
il destino di tutti quelli che Amano troppo.
La via obbligata del troppo pensare è veder svanire, 
sotto un velo di incomprensibilità, questo illogico mondo
e restare irrimediabilmente soli…”
Anton Vanligt


Immaginavo di scrivere numerosi post sulle vacanze che tanto adoro, sui preparativi, sullo svolgimento, sulle mille cose che ho fatto mentre ero distante dallo schermo, dalla tastiera, eppure non sono capace. Essendo che il mio scrivere è svuotare la rabbia, il dolore, la tristezza e la depressione, scrivo solo quando queste cattive compagnie suonano il campanello. Perchè pensandoci bene, se fossi tranquilla e serena sarei a zampettare in giro col mio Buddy, a divorare con gli occhi le vetrine, a ballare nel fumo dei locali la notte, a scherzare con gli amici, come ho fatto nei momenti in cui non c'erano nuovi post sul blog. Invece oggi scrivo, dopo tanto tempo, perchè dopo tanto sono di nuovo nel pozzo nero, le parole gli artigli che mi salvano dal baratro.
Non so essere felice e se qualcuno di voi è così caritatevole ed incline al volontariato da leggere i miei piagnistei lo saprà bene.
Quindi mi scuso con i post incompiuti che albergano le mie bozze, non vedranno mai la rete; mi scuso con chi magari ogni tanto passa a vedere se ho mantenuto la promessa di scrivere il post post-natale o se ci sono segni di vita, perchè gli ho dato buca; mi scuso con il disegno iniziato in un periodo nero e abbandonato, per poi essere nuovamente usato come valvola di sfogo, ancora una volta, nell'ennesimo periodo nero; mi scuso con tutti quelli che devono subire questa altalenante spirale di momenti buoni e momenti cattivi, di apprezzamento e rifiuto, di vicinanza ed allontanamento, di amore ed odio.
Non ho imparato ad usare le sfumature. E non garantisco che mai imparerò a farlo.
D'altra parte io non starei mai vicino ad una persona così, la lascerei marcire nei suoi attacchi di panico, di ira, di rabbia, nel suo smarrimento e nella sua solitudine, nella depressione più tetra. Allo stesso modo non leggerei mai un blog noioso che parla solo di tristezze ingiustificate e malumori ciclici.
Chiedo scusa a tutti, anche a chi per sbaglio mi si è seduto vicino sul treno, con ogni probabilità avrò infettato anche la sua vita.
Adesso desidero che il tempo passi in fretta, in modo che io possa tornate nella mia stanza-prigione, a guardare il soffitto e dormire il resto del tempo, ad aspettare che passi, a piangermi addosso, a cercare una sola ragione per la quale questo strazio vada sopportato, e gioire nel non averla trovata.
E poi piove.

                                                                                    Isotta

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