domenica 8 gennaio 2012

Quando si dice un'epifania!

Mio disegn..aehm, scarabocchio!
Eccola, al buio, sotto le coperte a crogiolarsi nelle lacrime salate che vengon direttamente fuori dalla convinzione più ferma che lei è una poveraccia a cui nessuno vuole bene, un'incompresa tagliata fuori dalla famiglia, abbandonata a se stessa dal ragazzo sbagliato che non la ama, sola a combattere contro il mondo intero, lei un esserino fragile e indifeso...
Ma che testa ho?
Ma dico, come ho fatto a non accorgermene prima?Mi vanto di essere perspicace e poi? Inciampo sul mio stesso naso?

Ho passato così tanto tempo a lamentarmi di come gli altri si comportano nei miei confronti che ho perso di vista il modo in cui io mi comporto con gli altri. Ho guardato così a lungo allo specchio i miei occhi tristi da non riuscire a riconoscere quelli di nessun altro. Ho detto, scritto, talmente tante volte "io" da non sapere più che ci sono altri "io" da leggere o ascoltare. Ho una valanga dell'Himalaya di difetti, ma all'egoismo ed all'egocentrismo spetta senza dubbio il primo posto, parimerito.
Isotta, cosa vuole Isotta, di cosa ha bisogno Isotta, la mamma di Isotta, il papà di Isotta, la sorella di Isotta, i nonni di Isotta, il ragazzo di Isotta, gli amici di Isotta, i desideri di Isotta, cosa devono fare loro per Isotta. Solo me, sempre me.
E poi BUUM, in una serata un po' così, con gli occhi pesanti e la tivù in sottofondo, mentre penso come sempre a quanto tutti siano ingiusti con me, a quanto la vita sia stata cattiva, arriva l'illuminazione: uno squarcio di azzurro nel temporale, piccolo, piccolo ma talmente forte da spazzar via il brutto tempo; come la pioggia d'autunno a dissetare la terra d'agosto, come il risultato, finalmente, corretto nel compito di matematica. E la tua strada appare chiara manco avessi il GPS.
Ma io cosa sono per gli altri? Solo Isotta.
Mai figlia. Non ricordo mai di aver dato una mano, per nulla, dalle faccende, alle commissioni, al semplice offrire un orecchio o un'idea. Ho trascorso le ore lontano, non ho partecipato ai discorsi seri, alle preoccupazioni, agli inviti a tirar avanti; non ho mai alleviato un mal di testa porgendo un cuscino o prendendomi una responsabilità. Ho aggravato il tutto, appioppando colpe e cattivi pensieri, aggiungendo miei impegni delegandoli a loro, scrollandomi di dosso responsabilità mie senza curarmi che qualcuno le avesse raccolte. Non ho mai detto grazie per questo. Peggio, non ho mai capito di doverlo fare.
Mai nipote. I miei nonni materni sono parte integrante della famiglia al punto che da piccola li chiamavo spesso mamma o papà. Mi hanno cresciuta, e ancora adesso tutti gli sfizi che possiedo li devo a loro, noi gli dobbiamo tutto. Eppure non ho mai alzato il culo quando mi serve il bicchiere o la forchetta o la Luna, ho sempre chiesto e mi è stato dato. Non ho mai fatto una capatina in farmacia per loro, la fanno loro per me al massimo. Non ho mai ascoltato le storielle noiose della loro gioventù, gli sputo addosso la loro vecchiaia appena ne ho occasione, non ho soprasseduto ma inveito contro la loro non voluta ignoranza, contro i consigli sinceri, contro il desiderio di farmi una carezza non di riceverla. Non hanno mai chiesto niente, ma io ho avuto tutto e pure di più. Ancora non ho mai ringraziato, pensando che tutto mi sia dovuto.
Mai sorella. Ho chiuso i rapporti prima ancora che potessero nascere. Non l'ho mai presa in braccio quando era piccola e paffuta, non ci ho mai giocato quando era sola e traballante sulle gambe e mi chiamava con quell'appellativo buffo, non l'ho mai portata con me e le amichette a giocare fuori quando piangeva disperata perchè voleva solo stare con me. Non sono andata a vederla alle recite o a trovarla all'ospedale quando stava per lasciarci le penne, non le ho mai letto una storia o semplicemente fatta avvicinare abbastanza da potermi sfiorare. Ora non le ho mai detto che è brava a ballare più di me che sono il suo idolo, che è più bella di me indipendentemente da come ci vede e che no, non deve rammaricarsi se è più alta, e infine che è immensamente più capace di me a vivere. Mai una carezza a chi a sei anni scriveva su un giornalino delle Bratz che la persona a chi vuole assomigliare è sua sorella.
Mai amica vera. Non telefono mai, non mando nemmeno messaggi, manco per le feste, al massimo quando ci si incontra mi limito ad un "come stai?" di cortesia. Chiamo quando c'è da organizzare qualcosa, uscire o divertirsi. Ora, come faccio a lamentarmi del fatto che mi sento poco considerata da loro, che in fin dei conti quando incontrano mia madre in paese almeno domandano Isotta? mentre io per 9mesi l'anno manca poco mi dimentico come si chiamano? No comment.
E per concludere in bellezza:
Mai fidanzata.Non ricordo una volta, in cinque anni, che io abbia fatto qualcosa esclusivamente per lui, di suo esclusivo gradimento. Le volte che ho tentato o ho miseramente fallito o spacciato miei desideri per suoi. Non ho gioito ai suoi successi e non ho pianto con lui, non ho accolto le diversità ma ho imposto cambiamenti, non ho capito le sue ragioni ma ribadito le mie, ho imposto il mio totalitarissimo o come dico io o niente, ho chiesto milioni di volte mi ami? senza mai dire sai che ti amo?. Ho preteso cose, donato niente; dato orari senza rispettarli, chiesto mille e riscosso diecimila. E poi ho sbagliato, a dare tutto questo perscontato, ovvio, dovuto. Mai detto grazie, sempre "non è abbastanza"

Do' mattina non proverò nulla di tutto ciò e l'epifania è bella che andata, quindi anche se lo vorrei fortemente cambiare atteggiamento non può rientrare nei buoni propositi per il 2012. Non posso dopo 20anni alzarmi e preparare il caffè, svegliare mia sorella con un abbraccio, chiedere umilmente perdono ai miei nonni, chiamare tutti gli amici che non cago da una vita e soprattutto far sapere a lui che lo amo, che nonostante tutto credo sia ora di arrendersi all'evidenza, e che basta non ho più voglia di fare la guerra ma solo e instancabilmente l'amore.
No, non ce la posso proprio fare. Ormai è andato, I totally screwed up!

                                                                           Isotta

4 commenti:

  1. ...l'hai fatto, alla fine? e com'è andata?

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  2. Ciao Economista! si, ci sto provando, ed è dura..ma devo dire che è più gratificante!!
    Se riesco a cambiare per davvero scommetti che viene per davvero la fine del mondo??? :D ahhaha! Bacio!

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  3. Oddio che gioiaaaaaaaaa!!! Grazie!!! Elisa :)

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  4. "Non posso dopo 20anni alzarmi e preparare il caffè, svegliare mia sorella con un abbraccio, chiedere umilmente perdono ai miei nonni, chiamare tutti gli amici che non cago da una vita e soprattutto far sapere a lui che lo amo, che nonostante tutto credo sia ora di arrendersi all'evidenza, e che basta non ho più voglia di fare la guerra ma solo e instancabilmente l'amore."

    E chi ti dice che non puoi?!
    Non è vero che non puoi. Anzi, rendertene conto ti fa onore, e dimostrarlo (senza correre, senza affannarti) ti fa crescere.

    Tra l'altro...oddio, quanto siamo simili. Comunque ho scoperto (permettimi che la mia "vecchiaia" rispetto a te mi faccia diventare un pochetto zia!) di andare bene così. Che ai miei vado bene uguale anche se compaio in casa di rado, perché poi quando serve ci sono (e nelle emergenze, quelle vere, di certo ci sei anche tu), che mia sorella tiene al mio parere anche se la "scherzo" perlopiù (ha 12 anni meno di me, piccolotta, in piena adolescenza!), che gli amici veri alla fine mi vogliono bene anche se mi faccio sentire poco, che i miei nonni sono fieri comunque di me e di quello che racconto loro anche se "non ti fai mai vedere"...e che dire "ti amo" non è mai debolezza.

    (E se posso darti un consiglio...leggiti "Semplicemente felice", di Luca Lorenzoni. E' uscito da pochissimo in libreria e per ora è sul tavolo della mia cucina che aspetta di essere aperto...ma l'autore, anni fa, mi ha cambiato in meglio la vita, e sono certa che il suo libro incontrerà le mie altissime aspettative. Forse potrebbe essere uno spunto anche per te.)

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