giovedì 9 giugno 2011

Waiting for the Bus...

Stamattina sono uscita presto di casa,anche se ero in ritardo per l'esame, era comunque presto per me; l'aria era umida e un leggero venticello faceva increspare la pelle di brividi. Come sempre quando sei in ritardo tutto sembra andare a rallentatore, guardando in lontananza era ben visibile tra la fila di auto la sagoma ingombrante ed arancione tipica dei bus, scrutavo nell'attesa di vederlo sempre più vicino ma niente, mi fissava immobile. Le mie mani erano gelate come in inverno, nessuno senza il calendario a confermarlo avrebbe detto di essere a giugno, avrebbe giurato fosse novembre piuttosto. Infilo le mani in tasca a racimolare un po' di tepore, nella destra trovo dei pezzettini di qualcosa. Sembra plastica, provo a tastare per cercare di capire meglio di cosa si tratta. Sembrano tanti quadratini ma non riesco davvero a capire cosa siano e poi la sera prima non c'erano, ne sono certa, altrimenti appendendo i vestiti alla spalliera della sedia/armadio, come ogni sera, quei pezzettini di non so che si sarebbero sparsi in bella mostra sul pavimento della camera. Faccio attenzione, li raggruppo nella mano e serro bene il pugno perchè non voglio perderne nemmeno uno, non vorrei dovermi pentire di un gesto frettoloso.
Schiudo il pugno, la mano aperta all'altezza dell'ombelico, i capelli mi pendono ai lati del viso e il vento li fa sparpagliare per questo mi prude il naso.
Due cerchietti di legno, una pallina argentata, e cinque quadratini bianchi, su quattro lettere colorate, su uno un cuore rosso. Li guardo, mi ricordo quando quelle lettere erano solo lettere da infilare in un bracciale o nel nostro caso un portachiavi, bianchi quadratini di plastica che quando li fai mettere assieme acquistano senso, un valore, a cui leghi un'idea e che continui a portarti in giro nonostante le vicissitudini, perchè credi che certe cose non cambiano, aldilà di quello che accade, alcune cose durano. Finchè una mattina infili una mano nei jeans e trovi quel che resta dei quadratini bianchi, delle palline argentate e dei cerchietti di legno, che non legati ad un filo sono solo lettere, ed allora capisci che non è un caso se succede, che si è rotto ben più di un portachiavi, si è rotto qualcosa che non si può ricostruire, nonostante la pazienza, nonostante la voglia ed il desiderio di farlo, semplicemente è tempo di andare, di lasciar andare.
Tiro su con il naso, rimetto tutto in tasca, il vento secca il percorso che una lacrima si è scavata nel fondotinta.
Salgo sull'autobus.

                                                                                 Isotta.

3 commenti:

  1. a volte le attese fanno volare la mente verso i ricordi

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  2. lo sai che mi piace molto cme scrivi...hai mai pensato seriamente di scrivere un libro, se non l'hai fatto??? Io finalmente lo so scrivendo...è il massimo!!! Stile piacevole il tuo....sono una tua follower...da un po'!!!

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  3. @Pupottina a volte i ricordi ti si materializzano davanti, nell'attesa, anche se non ne avresti proprio voglia o la forza per farlo!
    @DANIELA E' il mio sogno nel cassetto da sempre, e da sempre riempio pagine e pagine, ricordi, racconti, tristezze e speranze. Magari un giorno sarò pronta :)
    Ti ringrazio perchè non puoi capire quanto mi fa stare bene sapere che qualcuno apprezza il mio modo di scrivere, al punto da seguirmi..è un onore per me! Un bacio, ricambierò..

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