venerdì 13 maggio 2011

Non avevo capito nulla...



I segni rossi lasciati da maestri e professori sul mio lavoro non mi sono mai piaciuti, in generale non mi piacciono gli errori, odio sbagliare. Se hai fatto un errore significa che o non hai capito cosa dovevi fare, o che non hai capito come lo dovevi fare, oppure, nella peggiore delle ipotesi, che non hai capito nulla.
Quello che rimane sono pile che sfiorano il soffitto di quaderni perfetti ed immacolati, pagelle zeppe di ottimi voti, vecchie fotocopie di compiti in classe il cui giudizio era particolarmente entusiasmante e... nient'altro. Se fossero questi gli errori di cui occuparsi, allora io non avrei problemi. In realtà non sono che un mirino sul quale non c'è più posto per altre freccette rosse, per altri sbagli ed altri rimorsi. Per paura di sbagliare rimaniamo rintanati, se non vivi niente può ucciderti, ma cosa è che uccide di più del non vivere stesso? non farlo per codardia. Credo. 
E' quello che faccio io, ed è per tutta questa serie di motivi mi risulta impossibile costruire dei rapporti umani stabili e duraturi, quello che facciamo più spesso noi esseri umani è sbagliare, sembra quasi sia una tra le nostre più evidenti caratteristiche in effetti, e chi non sopporta i propri errori come potrebbe mai sopportare le mancanze di qualcun altro? Dietro le spalle ho lasciato brave persone, persone che a modo loro mi volevano bene, persone che hanno perdonato qualche mio sbaglio, ma che io non sono riuscita a perdonare quando era arrivato il mio turno. E che questo sia stato uno tra gli errori più madornali che potessi commettere, me ne accorgo adesso, solo adesso che probabilmente la loro vita è cambiata, che probabilmente non ricorderanno nemmeno la mia voce, adesso che il compito è consegnato e nonostante tu ti sia accorto dell'errore non puoi proprio farci niente. E' questa sensazione che provo continuamente, quell'angoscia che deriva dalla consapevolezza che eri a conoscenza della risposta corretta ma per distrazione, non curanza, hai scritto quella sbagliata. Che è stato un tuo errore e non puoi prendertela con nessuno, che hai sbagliato ancora non avendo corretto finchè eri in tempo. Nessuna giustificazione.
Questione di orgoglio mi son detta, questo strano sentimento salva dall'umiliazione, dal farsi calpestare ma condanna alla solitudine, all'incapacità di dare spazio per una volta ad altro da se, è grazie all'orgoglio che riesco a difendermi forte e decisa dal mio reale essere fragile, che appaio dura e senza cuore per non essere distrutta da chi lo è veramente, ma è per sua stessa colpa che vicino a me non ho tenuto nessuno, tutti hanno sbagliato e tutti sono stati scacciati, senza possibilità di ritorno.
Eppure l'amicizia vera si incontra di rado, credo sia più semplice trovare l'amore che un buon amico, ancor più rara l'amicizia sincera tra donne, avrei dovuto capirlo anni fa; e dell'amicizia in più che in tutte le altre relazioni umane l'orgoglio è il più grande nemico,  anche questo avrei dovuto saperlo anni fa.
Quello che possiamo fare alle fine è adeguarci agli errori, cacciare giù in fondo alla gola la morsa stretta del rimorso, farcene una ragione insomma! Ma non dimenticarlo, imparare la lezione, impegnarci a cambiare, a migliorare fin quando ne saremo in grado, e così, forse sarà anche più semplice accettare il fatto che gli altri, come noi stessi facciamo, commettono errori di cui non sempre si rendono conto finchè non sia ormai troppo tardi.
Rappresenta questo il segno rosso della penna dei nostri insegnanti, guarda bene l'errore, non farne un dramma ma conservane l'immagine nella mente, quando te lo ritroverai davanti saprai correggerlo, finchè non sarai talmente bravo da non commetterlo nemmeno più, ed allora, finalmente avrai il tuo bel voto.


                                                                                                        Isotta

Nessun commento:

Posta un commento