venerdì 8 aprile 2011

E' ora di andare...

Prima o poi arriva il momento in cui bisogna abbandonare il campo, lasciarsi alle spalle le bombe esplose, quelle inesplose, il fuoco nemico, il nemico stesso. Arriva un momento, prima o poi, che l'unica cosa da fare è salvaguardare se stessi, il briciolo di anima che sei riuscito a conservare, i brandelli di te che hanno resistito, quelli che sono sopravvissuti al "noi" , che nascosti nascosti si sono rifiutati di essere condivisi con qualcosa d'altro da te stesso. Forse quei brandelli lo hanno saputo dal primo giorno, che due occhi belli e un bel sorriso non testimoniano un bell'essere, non ne sono muto sigillo; quei brandelli si sono conservati per se stessi, avevano capito che per poter dare qualcosa, la devi prima avere, e se dai tutto..allora di te non resta nulla. La verità è che ci diamo ogni giorno a familiari, amici, ipotetiche anime gemelle, nella speranza che quel qualcuno se ne accorga e finalmente restituisca un po' di se a noi, e non è questione di baratto, ma di fiducia, nello sperare che a dare amore ne si riceva, in effetti sarebbe una gran bella cosa.
Alcuni soldati, dopo essere stati in missione per lunghi, interminabili periodi, una volta tornati a casa, al sicuro, l'unica cosa a cui riescono a pensare è al campo di battaglia, al lavoro che avrebbero potuto fare se solo fossero ancora a combattere; probabilmente non si rendono conto che hanno fatto tutto il possibile, forse anche di più, e che se sono stati mandati a casa è perchè non c'era più nulla da fare per loro, avevano dato troppo per quella causa, erano logori. Magari credono che hanno perso, e non ci sia che quella battaglia da combattere, non rendendosi conto, invece, che la vera battaglia è riprendersi se stessi, e rigenerarsi, grazie a quei brandelli che si sono gelosamente sottratti al massacro.
Dopo cinque anni è così che mi sento. Una storia nata per caso, consolidatasi male nel tempo, un osso fratturato che si risalda male e nonostante sembri perfetto provoca un dolore continuo e petulante, che più che per l'intensità ti sfinisce per l'ossessione che te ne sei fatto. Due persone sbagliate, il momento sbagliato, la malsana folle idea che un sentimento possa combattere le evidenze, e le evidenze cazzo, dicevano fin da subito che quelle due persone non potevano far altro che odiarsi. Forse per sfida quindi, per vedere chi vince ci siamo accoltellati e fatti del male per cinque lunghi anni, forse perchè quando smettevamo di farlo, era divinamente bello. Gran parte della vita che ho vissuto è legata a lui e volente o nolente soprattutto i ricordi: la prima volta che ho tolto l'armatura, la prima volta che mi sono fidata, la prima volta che ho provato a fare un dolce, la prima volta che ho detto ti amo, la prima volta che ho fatto l'amore, la prima volta che ho guidato una macchina, la prima volta che ho fatto un viaggio da sola, la maturità, il primo esame, la prima volta in cui ho avuto dubbi sulle priorità della vita, la prima volta che ho creduto che forse un giorno avrei avuto un marito, la prima volta che ho provato così tanto male da vomitare l'anima.. ora è tutto giù nel cesso, tira lo sciacquone e lavati la faccia, che queste son cazzate, sono altre le cose importanti, e che finchè pensavi questo nessuno ti avrebbe potuta ferire. Dunque si riparte da zero "e più forte di prima" dovremmo recitare, ma ahimè l'armatura te l'hanno distrutta ed ora t'attacchi.


                                                                                                 Isotta

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