domenica 27 maggio 2012

Lo zucchero rovina i denti. Lo so, in teoria!

[Scusate per l'assenza, ma sto risolvendo un problemino di salute, niente di che, in più 
 ho avuto un esame, quindi pochissimo tempo per il blog, anche se mi dispiace tantissimo!
 Inoltre ho una sorta di blocco, per cui non riesco a scrivere un post decente, allora mi è venuto in mente di condividere uno di quelli che io chiamo "sfoghi romantici". Sono delle caSSate che ogni tanto mi viene voglia di scrivere. Mi immagino dei personaggi, una situazione e ci ricamo un po' su. Questo è uno dei più brevi. Spero mi perdoniate e nel caso dovessi vergognarmi di me stessa, vi supplico di farmelo sapere :P ! ]

Lui la guardava attraverso le inferriate e lei non sembrava accorgersene, intenta a sistemare qualcosa dentro la borsa, sembrava piuttosto imbronciata, credeva non li avrebbe notati. In realtà uno dei punti deboli di lei sono gli sportivi.
Cercava il burrocacao, nascostosi da qualche parte nello sconfinato universo parallelo che sono le borse delle donne, di quelle ordinate, figuriamoci di quelle con la testa per aria.
Passi cadenzati e voci maschili le giunsero all'orecchio sinistro, catturando inevitabilmente la sua attenzione. I raggi di sole si dividevano in maniera equa tra ogni singola barra del metallo che compone l'inferriata, e c'era profumo di gelsomino, di quei fiorellini bianchi appena sbocciati. In venti correvano aldilà del metallo e in controluce, magliette uguali, gambe muscolose. 
Quello davanti a tutti, che imponeva il ritmo alla corsa, correva con la testa rivolta verso destra, non capì il motivo fin quando sfiorandosi con lo sguardo verso direzioni opposte, in un punto preciso talmente vicini, lui non le sorrise con tutta l'intenzione del mondo.
Lei vide disegnarsi un'espressione che non attendeva sul volto di chi non si aspettava, istintivamente si guardò al di là per vedere non ci fosse qualcun altro, ma era sola e quel sorriso era proprio per lei. Credo che in quel momento capì qualcosa.
Lui si augurò che lei avesse capito.
Anni di presenze sfuggenti e occhiate reciproche, imbarazzo nel ritrovarsi con lo sguardo, allo stesso momento. Silenzi in ascensore e timidi "ciao".
Avete presente la snervante e sempre verde storia del io sono single-tu sei impegnato-io sono impegnata-tu ti sei appena mollato. Sicuramente anche questi due.
C'era stato un momento, nel quale entrambi svincolati, avrebbero potuto provarci, ma quella puara tutta umana, il timore di sciupare le cose, rovina sempre tutto, e si finisce a chiacchierare tramite amici comuni, fingendo di non conoscersi, bypassando le volontà con forse e ma se poi , a vivere senza coraggio.
La notte era estiva e nel cielo le stelle cucite a casaccio si riuscivano a vedere persino nonostante lo strob, quando in quei momenti di pausa riprendi fiato e per respirare a fondo mandi in dietro la testa e scosti i capelli che indugiano sul collo bagnato, quel attimo in cui la musica rallenta e ne approfitti per cercare un istante di refrigerio, sai che tra poco il ritmo forsennato tornerà a sconquassare le casse e farti vibrare il corpo. Deve essere stato in uno di quei momenti che perdendo un battito, le luci durarono giusto il tempo affinchè lei lo notasse, in piedi e immobile al centro della pista, con l'ennesimo cocktail in mano, mentre la fissava.
Subito arrivò il sorriso, esattamente uguale a quello che lei conservava nei ricordi, quello di tempo fa.
Lui era stato in disparte, e avrebbe continuato a farlo, si sarebbe limitato a guardarla ballare da lì, fare la stupida con qualcuno magari, perchè ora era libera, e non avrebbe fatto del male a nessuno, facendolo. Era, libera e bella, con la pelle rossa del primo sole e quegli occhi che fanno venire i capogiri, un vestitino bianco e la sensualità innocente di una ragazza ingenua. Eppure ancora una volta, lui sarebbe stato in disparte.
Provò a dissimulare, come aveva fatto allora, ma quegli occhi puntati addosso le bruciavano dietro la schiena, le invadevano il cervello, sapeva di essere un suo punto debole, glielo avevano detto in tanti, quanto lui la vedesse bella e desiderabile. E lei si divertiva ad esserlo, per lui, a stuzzicare il suo interesse nonostante sapesse che il caso aveva fatto si che, ancora una volta, non ci potesse essere niente tra loro.
Capita poi, che la vita decida di imboccare strade strane e si arriva in luoghi che non avresti mai pensato di raggiungere e dopotutto il cuore è furbo, e approfitta della debolezza cerebrale causata dall'alcool appena ne ha l'occasione.
Non riuscì a resistere alla spinta del cuore, si avvicinò da dietro senza toglierle gli occhi da dosso, le strinse i fianchi con entrambe le mani, avvicinò i loro corpi, annusò il profumo buono dei suoi capelli, e sussurrò "è una vita che sogno il tuo odore".
Quando sentì quelle mani sul tessuto leggero, quasi sulla pelle, avvertì un brivido affiorare in superficie. Sentì le parole che avrebbe voluto sentire arrivargli all'orecchio come una boccata d'aria fresca. Scostò i capelli, ricoprì le mani di lui con le sue, gli offrì il collo. Il cuore le galoppava nel petto. 
Lui la respirò a fondo, iniziarono a ballare vicini, stretti stretti. Nel girarsi verso di lui in maniera da poterlo guardare negli occhi, lo vide palesemente emozionato.
Ne fù felice, ma cercò di mascherare come poteva.
Una notte vicini, viso a viso, petto contro petto, mentre lui le cingeva i fianchi e le afferrava la pelle tra le mani come a non volerla più lasciar andare via, lei gli accarezzava la nuca, con entrambe le mani e sorrideva dentro.
Non c'è stato un bacio e non c'è stato seguito. Semplicemente uno di quegli attimi per cui val la pena di vivere, uno di quegli attimi che il respiro te lo tolgono e ai quali ripensi con una fitta allo stomaco e le guance che ti si infiammano di rosso.
Ma realtà rimane ancora, incrociarsi per le scale come se nulla fosse. Non guardarsi nemmeno, forse per paura di crederci di nuovo.

                                                                         Isotta.

venerdì 18 maggio 2012

Buoni propositi!

Una tazza di thè verde ogni giorno alle cinque. Bere molta più acqua del solito e nessuna bibita gassata. Alzarsi presto, non andare a letto tardi. Mangiare frutta e verdura fresca, niente altro. Iscriversi ad un corso di yoga, andare il sabato mattina a fare volontariato al canile. Mettere i cetrioli sugli occhi e farsi una maschera casalinga, l'impacco per i capelli e rinnovare la manicure. Indossare il profumo. Passeggiare lentamente sotto i rami pieni di foglie rigogliose, tra la luce e l'ombra e respirare di nuovo. Prendersi cura di se.
Bastava così poco per riprendere in mano la mia mente, andata a farsi un giro un po' più in là del circondario? 
Pare di si.
Nel post precedente parlavo di Lui. Si, perchè c'era stato un nuovo momento di pace, ma evidentemente scriverne sul blog non fa bene. La vacanza, il tempo condiviso. Quella vicinanza che non mi permette di resistere. Adesso è nuovamente tutto sparso in mille pezzi sul pavimento. Fino a ieri non lo era. Oggi si.
Ma infondo le cose succedono, vanno, vengono, tornano. E' questo restare irrosolti la molla che fa poi riscattare tutto, ancora. E' un circolo vizioso.
L'attrazione che ti avvicina, l'incompatibilità che ti allontana.
Quando sarò abbastanza matura da scegliere una via, definitivamente? Dopo un po' le montagne russe stancano, l'adrenalina iniziale si trasforma in nausea e voglia di scendere. Io voglio scendere, lui vuole scendere. Forse è l'unica cosa su cui ci troviamo d'accordo.
Non ho la forza di ricostruire la mia vita. Sto a fatica riuscendo a tenere le redini della mente, non posso occuparmi di altro adesso. Allora ho deciso che aspetterò che il tempo passi. Berrò thè verde e continuerò a fare yoga, mangierò verdure tra una seduta e l'altra dalla psicologa, mi renderò utile per i cani del canile, nonostante niente che io possa fare sarà in grado di ricambiare la loro gratitudine per una manciata di crocchette e mezz'ora nell'area di sgambamento. Darò gli esami che mi mancano, ruberò l'energia stesa al sole. Non penserò a lui, ai nostri problemi, quando sentirò la fitta della malinconia spingerò la mente verso altro, e se mi mancherà un'abbraccio o una voce amica mi guarderò allo specchio. Voglio bastare a me stessa adesso.
Non voglio avere bisogno di nessuno.
Devo caricarmi il mio peso e portarlo avanti io stessa, senza far fare il lavoro sporco a terzi. Scriverò di cose belle, niente più pensieri cupi e contorti, scriverò di pomeriggi al parco e giornate calde in piscina, di vestiti nuovi e colorati, di gusti di gelato e zanzare impertinenti, di pile di libri e firme sul libretto.
E poi voglio parlare dei miei progetti, delle mie idee sui temi attuali, dell'estate calda e delle piogge improvvise, dei giri in centro, di quando tornerò a casa.
E allora lui svanirà tra le pieghe dei ricordi, e una delle mie grandi ferite si rimarginerà poco alla volta. Tanto che quando sarò a mare, nemmeno il sale la farà più bruciare.
Non il sale, non il sole, non il passato.
In quel momento, si aprirà il nuovo capitolo della mia vita e mi impegnerò a renderlo migliore dell'appena concluso.

Il prossimo post, sarà dedicato ai giochini ed ai premi per cui sono stata citata, perdonate l'ulteriore rinvio, ma mi premeva mettere nero rosa su bianco il mio stato d'animo attuale. Tornerò a leggere quando sarò scoraggiata e mi sarà d'aiuto!

Qualche programma per sabato e domenica???
In ogni caso, passate uno splendido weekend!

                                                                      Isotta.

mercoledì 16 maggio 2012

Correva l'anno...2012 mi pare!

Io e il tempismo. Essì, perchè se dovessi seguire i miei ritmi adesso dovrei pubblicare il post sul Natale ed a Capodanno prossimo quello dell'Estate 2012. Ma vabeh!
Voi che avete fatto per il Tower Bridge delle vacanze quest anno? Io tra il 25 e l'1 sono stata rapita e trascinata in Valle d'Aosta.
Sento un coro unanime provenire da lì in fondo moltiplicare lo bisbigliato " E che ci sei andata a prendere in Valle d'Aosta. Tra fine Aprile ed inizio Maggio? "
Roba che anche i lavoratori stagionali in questo periodo scappano per tornare ognuno a casa sua, mentre quelli che ci abitano (avete tutta la mia stima) bramano di andar via per poter vedere un po' di cielo che non sia rinchiuso, per ognidove, da cime irte ed imbiancate.
Che poi lo sapete, io sono una fortunella. 
E sapete anche che odio il freddo e con 40°C le sere d'Agosto metto il maglioncino sulle spalle. Si, sono una tipa da maglioncino sulle spalle, #freddolosiPride!
Adesso, ricordate il meteo di quei giorni? Se siete stati al mare lo ricorderete per ovvie motivazioni:
-Sole e caldo su tutta la Penisola, ad eccezione delle Alpi Occidentali, dove la   perturbazione continua a causa della bassa pressione. Possibili rovesci sulla Valle d'Aosta. -
Ma bene. Ma grazie Murphy! Perchè tu lo sai bene quanto io ami le montagne e la pioggia! Eppoi ho le ballerine, dio santo, le ballerine e c'è ancora la neve lassù!
Siamo passati da Vercelli, tipica cittadina del Nord, con il portico che costeggia la piazza principale, e protegge dalla vista la statua che troneggia al centro.
 
La mia dolce metà: "Ah ma quello è Churchill!"

Io tra un poco non mi affogo: " mpf..mpf... ma che accidentaccio stai dicendo, ma non lo riconosci?"

Lui: "ehm...sinceramente no!"

Io: "comunque se fanno una versione di iPupieleSecchione ti iscrivo. Inutile conoscere tutto il regno animale e tutto il resto...se non ricordi la faccia paffuta e magagnosa del buon(si fa per dire) vecchio Camillo!"

E insomma... eccola qui.
Poi, tanto per cambiare Lui aveva fame, allora dopo aver girovagato alla ricerca di un misero barricino aperto, ci saremmo accontentati anche di un gelato alla fine, siamo andati verso l'unico supermercato coi parcheggi pieni e ci siamo arrangiati con due panfocaccia farciti di pomodoro,mozzarella e insalata, no sale no olio. Ma quando hai fame va bene tutto, purchè non sia niente che abbia avuto gli occhi, certo!
Continuando verso la nostra meta, siamo stati rapiti dal cambiamento di paesaggio. Passare dalle pianure nel cuore della Pianura Padana alle colline e, poi, montagne piemontesi è fantastico. Rallentavamo ogni due per tre, in modo da poter scorgere meglio i castelli, le cascine diroccate, qualunque animale. Si perchè è un rompicojones! Qualunque animale attira la sua attenzione più di qualsiasi altra cosa, e vorrei ricordare che l'animalista sono io, vabbbene!
Appena arrivati ad Aosta siamo andati a prendere un caffè in centro, anche perchè dovevamo aspettare che gli amici che ci hanno ospitato, concludessero i loro impegni e ci raggiungessero! Come mi pare di avervi già detto, c'è un vero e proprio gemellaggio tra il mio paesello e la città della Vallèe. Chiunque sia partito in cerca di lavoro ha fatto prima tappa ad Aosta. Mio nonno stesso ci ha lavorato, mia nonna ci ha vissuto fino all'età di dieci anni. Ho zii e parenti lì, ed adesso anche molti dei nostri amici sono saliti fin lassù per lavorare. Se tutti i compaesani che vivono nella valle tornassero a casa...non avremmo più posto, straborderebbero i confini.
In fondo è per questo che ci siamo andati, che è il luogo più vicino da raggiungere dove ti senti comunque a casa, dove camminando per le strade ti senti chiamare per nome e con quell accento che nessuno riesce a togliersi, anche dopo anni!
Abbiamo visto tutti, ma proprio tutti. Siamo stati invitati a mille cene, ma non ce l'avremmo mai fatta ad accontentare tutti. Siamo stati bene, nonostante il freddo e la malinconia che le ombre cupe delle montagne chiuse a mo' di mura di cinta, formano, siamo stati bene, ci siamo sentiti a nostro agio. A casa.
Cosa ricordo di più? Oltre all'aver mangiato come se non ci fosse un domani, intendete?!
I tetti in pietra, i giardini curati e perfetti, i comignoli ancora in uso, il loro fumo disfarsi tra le montagne imponenti, bianche nonostante il calendario, alte, talmente alte da farti sentire in trappola, da impedirti di vedere più in là, un orizzonte.
Chiacchieravo con la ragazza del nostro amico sul fatto che io non riuscirei mai ad abitare lì, a stanziarmi, perchè essendo incline alla depressione, la mancanza di luce e spazio, anche se solo visivo,il freddo perenne, mi porterebbero al suicidio. E lei mi ha risposto che ho ragione, che di recente hanno condotto uno studio che ha dimostrato che l'elevato (il più alto d'Italia) numero di suicidi è dovuto proprio a questa sensazione di oppressione. E ci credo.
Non me ne voglia chi è felice di abitare da quelle parti, sono posti che tolgono il fiato, è che semplicemente per chi ama ed è abituato ad aprire la finestra al mattino e gettare lo sguardo oltre il mare, verso la Sicilia, non è fattibile, non è pensabile vivere in una gola delle Alpi!
Ecco alcune foto per mostrarvi che aldilà della mia personalissima sensazione è un posto assolutamente da visitare!
Non è adorabile la casina in miniatura? Identica a quelle reali!
Queste sono solo una misera, piccolissima parte delle foto che abbiamo fatto...se ci riesco faccio un secondo post sugli animali che abbiamo avvistato, e vi racconterò come!

Risalgo la corrente, 
grazie per i commenti e l'essermi stati vicini...

                                                                              Isotta

P.S. Oggi in varie città d'Italia sono state organizzate manifestazioni contro Green Hill. Se non potete o volete partecipare, vi invito almeno a firmare la petizione. E' importante far chiudere quel luogo di morte schiavo del profitto e del denaro, dove anime innocenti vengono trattate peggio d'immondizia, come fossero oggetti!
Noi diciamo no, non stiamo a guardare, non nascondiamoci, non siamo struzzi...è arrivato il momento di provarlo!
Per maggiori informazioni www.fermaregreenhill.net

domenica 13 maggio 2012

Sunday afternoon thoughts...



Lo schermo della tivù fa le grinze e io allora aspetto che passi, guardando fuori dalla finestra. Quello è il segnale che annuncia il passaggio di un aereo. Incidono l'azzurro lasciandosi dietro linee bianche che poco a poco colano verso terra, sparendo. Quante vite lassù. Chissà che fanno in quel preciso istante, dove sono diretti, chissà per chi di loro è un arrivo e per chi un ritorno. Che buffo che un luogo possa essere casa per alcuni e una vacanza per altri. Magari mentre sorvolano c'è qualcuno che guarda fuori dal finestrino, si domanderà cosa sono quei sei palazzoni tutti uguali, non ci crederesti amico che viviamo in 600 studenti qua dentro ah? si, ce la si fa perchè le stanze sono un po' più grandi di un loculo. Forse qualcuno pensa a cosa stia facendo io. Dentro un buco a guardare il cielo oltre la finestra, ad immaginare la vita, come scorre per gli altri, se se la sono caricata addosso come un peso o la vestono e ne fanno il loro miglior outfit di sempre.

Strana la vita, chi viene, chi va.
A me sembra di esserci stata sempre, mentre tutti attorno volano via. E poi tornano e poi vanno. A volte scompaiono, e la maggior parte è un bene. Delle volte fa male. Delle volte vorresti partire anche tu, che restare è sempre restare, sa di noia. Eh, ma anche per partire ci vuole coraggio.

Chissà se sull'aereo di oggi qualcuno è partito con coraggio, chessò per il lavoro dei sogni, l'opportunità della vita, l'anima gemella...un ideale!
Ma esistono ancora i coraggiosi? Bah...inutile tentare di darli per dispersi giustificandone con l'assenza la mancanza quando ti guardo allo specchio. Esistono si.
Fattene una ragione, a non esserlo.

Che poi chi ha deciso cosa. Nel senso, dove finisce il coraggio ed inizia l'opportunismo? Qual è il confine tra giusto e sbagliato? Chi può dire bene o male?
 Sai che se disegni un 9 per terra, per chi lo guarderà dalla testa sarà sempre un 6. Me lo disse una volta il mio anziano Prof d'Inglese, mi pare stessi contestando la colazione inglese, in favore ovviamente, di brioche e cappuccino.

Ma si. Infondo siamo qua ed è questo che conta.

Minchiate.
Io pretendo il meglio. Io di tutto questo respirare, pompare sangue, fare scorie, non me ne faccio niente. Ma niente proprio.
Per cosa vivete voi? 
Cosa è che la mattina quando aprite gli occhi non vi fa richiuderli e mandare tutto affanculo, per chi vivete, per quale grande amore o ideale? 
Come fate a sorridere? 
Ma non ci pensate mai agli animali torturati da tutte le parti del globo, in tutti i campi d'applicazione dello sfruttamento? 
Non ci pensate mai ai barboni bruciati da ragazzini annoiati, ed ai cittadini tenuti a catena stretta dalle mafie? 
Non vi fa incazzare pensare che poteste aver faticato una vita e poi beccarvi una malattia terminale? Non vorreste avere la forza di cambiare il mondo e sapere che essendo alti un metro e uno sputo e contando molto meno di niente, non farete mai un cazzo in questa cazzo di vita?
Come sopportate che niente è andato come avreste voluto, come sarebbe dovuto essere?

Io non voglio mettere al mondo nessuno per fargli vivere 'sto strazio! Siete dei sadici se vi siete o avete intenzione di riprodurvi! Abbiate pietà, risparmiate ai vostri figli questa giostra perversa!

Festa della mamma, un corno. Se la mia avesse evitato, io a quest ora non starei così.
Anzi, meglio. Non sarei proprio.

E non comprate azalee o mele o pere o quel che è, finanziereste solo una falsa scienza che sfrutta la vivisezione per offuscare i fallimenti e ricevere fondi in modo da mandare avanti questa pantomima della ricerca.
Ricordate: non vinceremo le malattie guarendo i topi fatti ammalare artificialmente.
"FARLI AMMALARE NON CI FARA' GUARIRE!"

                                                                                            Isotta.


martedì 8 maggio 2012

Mi perdonerete...spero!

"Non facevi altro che sorridere. Avevi un sorriso per chiunque, eri una bambina felice  Isotta. Io non so cosa ti sia successo."
Ne sei proprio sicura ma' ?
Questo diceva mia madre e il fuoco scoppiettava  alle sue spalle. Il rossore prodotto dalle fiamme illuminava la nostra grande cucina, e i nostri volti, accentuandone le ombre, risaltandone le sporgenze, smascherando i pensieri.
"Cosa ti è successo, cosa ti abbiamo fatto?" lei continua a protrarsi verso di me, ma io sono di ghiaccio, nonostante il fuoco. Non gocciolo. Fisso le fiamme, sono così impalpabili, sinuose e vive, non a caso si dice avere il fuoco dentro per chi riesce ad affrontare la vita come un leone. Bruciano di energia, sono energia, ne sono talmente piene che ce ne regalano in abbondanza sotto forma di calore. Forse per amare bisogna essere delle fiammelle, così pieni di vita, da poterne donare. Non fa per me.
Sentivo i suoi occhi scrutare la mia espressione impassibile, i suoi pieni di rammarico ed impotenza perdersi nei miei vuoti e mortali. Pensai che ero talmente immobile che avrebbero potuto chiamarmi per interpretare un cadavere in quei telefilm polizieschi, oddio riuscivo a respirare così lentamente!
Finalmente si arrende, varca la porta della cucina, la vestaglia sembra appesa ad una gruccia,le sue spalle spariscono in quella posizione arrendevole, assomiglia ad un fantasma. Ho avuto la tentazione di farle un applauso, ho evitato.
Mi risultò difficile credere a quella messinscena, io conosco relamente mia madre e quella donna impotente e rassegnata non aveva niente a che fare con lei.
Cosa mi è successo. Dove sono finiti i sorrisi. Vorrei potertelo dire, e prima ancora vorrei poterlo dire a me stessa. Vorrei prendere corda e moschettoni e scendere nelle gole più profonde della mia anima, vorrei portare il libretto di istruzioni e aggiustare qualcosa che si è rotto, risalire in superfice e trovare chi vorreste voi, perchè allora, risanata ed aggiustata non sarei più io. Io, non sono che un ingranaggio difettoso.
Sono il cancro che vive dell'ospite, il virus che ammorba chi non è vaccinato.
E' bene che tutti mi stiano lontano. Il più possibile.
Non sono fatta per vivere io!

Vi chiedo di scusarmi, ma è un periodo così nero, che brancolo più delle altre volte e fatico a trovare il salvagente. Vi chiedo di scusarmi se i vostri commenti non ricevono risposta o i vostri post mie commenti. Li leggo, ma quando provo a scrivere viene fuori solo il rigurgito del male che ho dentro. Evito di infestarvi gli splendidi, solari e gioiosi blog che tenete con tanto lerciume. Spero che possiate avere pazienza, ed essere ancora qui quando (si spera) tornerà il sereno, nella mia vita.
Vi seguo sempre.

                                                                         Isotta

domenica 6 maggio 2012

L' assenza, di qualsiasi cosa vi manchi...

L'aria umida non lascia scampo ai tiepidi raggi di Sole. Questa Primavera non arriva, eppure è quello di cui avremmo bisogno. Dopo l'Inverno, dopo la pioggia. Dopo le tazze fumanti e i libri di scuola, i rami spogli e le sciarpe di lana. L'attesa.
E' fisiologico desiderare un respiro. Un attimo di dolce riposo per riabilitare il piacere, la pausa rigeneratrice di forza, di fare, d'impegno. 
La verità è che ci vedo come palloncini vuoti. Involucri colorati che hanno sfidato il vento, gonfi di vita, di buoni propositi, rimpinzati a dovere di doveri. Sballottati su e giù, come palline di un flipper impazzito nelle mani di un sadico destino. E mi sono un po' rotta le balle. Della crisi, del tempo, di Belen&Corona, dei risultati, degli appelli di giugno, delle aspettative mie o di mia madre, della Juve che torna al pareggio, degli Europei (e che l'Ucraina si fotta, io non li guardo, perchè mi piace il calcio è vero, ma prima, sempre prima di tutto, amo gli animali. Che è un'altra cosa). 
Sono stanca del mio armadio e del mio portafoglio che custodisce le fatiche di qualcun'altro, della disoccupazione e del terrore di rimanere a vita una mantenuta, ciò mi attanaglia. Della consapevolezza di essersi immolati per niente.

Foto scattata da lui
Mi hanno veramente saturato le scatole gli incubi, così reali da togliermi la voglia di dormire, per paura di farne degli altri, peggiori dei precedenti, come se fosse possibile. La lontananza e i mille arrivederci, sussurrati a denti stretti e con gli occhi lucidi, mentre il cancello automatico si apre e le ruote si perdono sull'asfalto. Scene viste. Straviste, ancora e ancora, nel più bello dei supplizi. 
Si perchè ritrovare chi ami è ritrovare chi eri, o sei stato. O forse, a ben guardare, è ritrovare chi sei e vuoi essere, senza il coraggio di ammetterlo. Che non te ne fai niente del resto, quando in due settimane hai respirato più a fondo degli ultimi tre mesi. Cosa mai puoi esserci di brutto nell'Universo intero, quando il "bum" cadenzato di quel cuore è meglio del valium? E come fai a scordare l'odore della pelle che hai fiutato dal primo sguardo? Gli odori sono sensazionali, ti sbattono al centro di vecchie emozioni, nello scorrere di un battito di ciglia. E all'improvviso sei a casa, e sei tu. Perchè qui ed ora è casa in ogni dove se c'è lui
I progetti si gonfiano in aria come mongolfiere date alle fiamme, speranzosi si librano in volo, da lassù è più facile decidere dove attecchire, chissà quando, con radici profonde. Le radici che prima di tutto vi tengono assieme, e che sono quelle fondamentali per poi ricamarci sopra il resto.
Una vita.
Io voglio vivere. E non posso finchè non mi libero da tutto il fango che ho ingoiato, che ho intorno e mi divora la pelle. Per offrire ed avere una vita che possa chiamarsi tale, io devo passare tra questo. Addentare il senso di ciò che sono, spingermi in là, nei cunicoli bui che mi corrodono i pensieri, scovare il mostro che ingoia la serenità, combattere il dolore e la paura, fortificare gli occhi, troppo a lungo lasciati senza luce. Che si sta bene avendo una roccia accanto, ma non è tutto. Io pure voglio essere una roccia, anche per essere quella di qualcuno, se un giorno servirà.
E può fare paura. (Dio. Sapeste quanta ne fa anche a me!)
Sono terribili gli appuntamenti segnati di settimana in settimana e le verità che ne vengono fuori, come sono terribili i minuti in cui dopo ogni domanda guardo fuori dalla piccola finestra per prendere respiro, trovare coraggio, dare una forma al pensiero. Però è utile, o almeno così dicono. E serve a me, per tornare a ballare a tempo e respirare di pancia, per dire parole nuove, gentili, sincere.
Servirà a noi. E allora va bene.
Perchè su quella grande bilancia d'ottone, con le braccia lunghe ed oscillanti, la cosa che vale il peso dell'attesa, delle rinunce, della fatica, dell'orgoglio messo a tacere, dei sogni ricuciti a misura, delle chiacchiere, degli sbagli, delle scuse, degli infiniti addii e dei sempre nuovi arrivederci, siamo noi.
Coi difetti, le incomprensioni e le litigate. Sulle montagne russe, ma sempre e solo noi. Insieme.

Piove ancora, e l'assenza è così forte che mi pare di vederla. 
Proverò a riempire lo spazio lasciato vuoto, ho promesso, con il "fare", "vedere", "creare". Il tempo va via così, l'unica cosa che possiamo modificare è la percezione che abbiamo del suo cambiamento. E lo renderò fruttuoso. E' una promessa, un obiettivo.

                                                                                   Isotta