sabato 24 dicembre 2011

E' Natale!!!

Eccolo qui, un'attesa lunga un anno eppure arriva sempre!
(Fate partire la musicaaaaaaaaaa!)


Spero che per voi sia una festa speciale, che vi siate strafogati di tanta roba buona, che in questo momento stiate ridendo fino alle lacrime con le persone che sentite più vicine, lì accanto a voi per davvero, che possiate scartare il regalo dei vostri sogni e che i vostri abbiano reso felici i destinatari, certa che ciò renderà felici anche voi di riflesso.
Vi auguro un Natale pieno, pieno, pieno di gioia, amore e felicità. Brindate anche alla mia se vi capita, io lo farò per voi, nuovi amici di questo spazio virtuale, ma per niente freddo, anzi dove sento le parole quasi più vicine che quelle del mondo reale!!
Vi abbraccio tutti sinceramente!E vi lascio un po' di foto..
 Io, quando il post verrà pubblicato sarò a scartare qualche regalo, o pronta per addentare una dolce prelibatezza o a stuzzicare mia sorella..ci sentiamo per il post post-Natale!!!

                              Auguriiiiiii!!!!!

                                                                                          Isotta

domenica 18 dicembre 2011

"E' funesto a chi nasce il dì natale.."

Anni fa aspettavo questa data come, o forse più del Natale. Ora è solo quello che è, un numero su un foglio appeso al muro. Compio ventidue anni oggi, e la mia vita è distante anni luce da quella che mi ero immagina, ma un po' per tutti va così, forse è il normale corso della vita. Io non ho vissuto disgrazie, malattie, la perdita di persone a me molto vicine, ma in ogni caso non ho la forza di sorridere. Mai. E quando lo faccio è finzione, è questa la mia disgrazia.
Se dovessi fare un bilancio obiettivo, dovrei essere catalogata come persona fortunata, ma io non ho mai eccelso in obiettività ed inoltre mi piace piangermi addosso. Sento l'irrefrenabile bisogno di farlo fondamentalmente per il fatto che credo realmente di potermelo permettere. Ho 22 anni e dovrei essere matura, ma mi ostino a fare i capricci, a lottare contro i mulini a vento, a guardare quelli che hanno di più rispetto a quelli che hanno di meno. Ho 22 anni e sono una bambina che piange perchè vuole il giocattolo, e urla e strilla e batte i pugni sul pavimento, perchè non capisce che deve rassegnarsi: quel giocattolo non lo avrà mai, non è stato progettato per lei. Sono immatura perchè pretendo di ricevere dagli altri senza dare niente in cambio, non parlo di scambi di doni, ma di affetto, attenzione, carineria. Sono sempre lì con le mani tese a pensare che solo perchè una persona mi dice che mi vuole bene deve sottostare ad ogni mio sopruso, e non pretendere niente in cambio. Non crescerò mai perchè io non volevo vivere, non volevo nascere e alzarmi dal letto la mattina richiede già un'impegno talmente gravoso che nessun secondo di felicità potrà ricompensare. Sono così negativa perchè non riesco davvero a capire come si possa essere ottimisti, almeno che non avendo seri problemi mentali che alterano le capacità cognitive, perchè vedo la vita come una condanna dalla quale non puoi sfuggire piuttosto che un'opportunità. E sono triste, infinitamente triste, perchè io qui non volevo starci. Non volevo vedere animali torturati, non volevo sentirmi sempre inadeguata per la mia mancanza di centimetri, non volevo dover testimoniare a me stessa che qualcuno mi vuole bene mettendolo alla prova in continuazione, portandolo al punto dello stremo. Non volevo sentire le urla insensate di mia madre, dopo aver cercato tutta la vita una carezza, come non volevo andar via a cercare un posto per sentirmi a casa e scoprire che nemmeno esiste. Non mi andava di dover fare terra bruciata intorno a me perchè esiste la falsità e l'opportunismo, il pugnalare alle spalle, non volevo desiderare di morire per smettere di soffrire. 
Di questi 22anni ricordo le lacrime come il file rouge che li tieni assieme, il dolore straziante che mi porto dietro senza un reale motivo, il cuscino bagnato di sangue al mattino e le maniche lunghe anche in estate, il pensiero costante che se svuotassi l'armadietto dei medicinali non mancherei a nessuno, la disperata ricerca di un senso attraverso bei voti e duro lavoro, che ora mi accorgo essere solo fatica sprecata, consenso non dato. La solitudine e le parole, le mie uniche compagne di viaggio.
Il desiderio che accompagnava il fumo delle candeline è stato sempre lo stesso " vorrei smettere di soffrire". 
Ventidue anni di attesa, che qualcuno, un padre, una madre, un'amica, un'amico, un'amore, prenda le mie cicatrici tra le mani e dica che è ora di smetterla che non sono sola, che mi capisce e mi starà accanto, che mi aiuterà, non che mi farà passare il dolore ma che farà a metà del peso con me, che crede in me, che ha stima di me, che mi conosce davvero e non si aspetta nulla.
Voglio provare quella sensazione di benessere che ho visto nei film, di quando ti butti di schiena nel vuoto perchè sai che non ti schianterai a terra, che c'è qualcuno a sorreggerti e non vuole farti far male.
Io aspetto quella persona, e non sono cresciuta a ventidue anni, perchè ancora non ho capito che sto aspettando me.

                                                                                    Isotta

giovedì 15 dicembre 2011

Voci e parole...

Vi è mai capitato di ascoltare la vostra voce registrata? E' terrificante. Almeno per me.
Io odio il fatto che quel suono non mi rappresenta. E' lontano anni luce dalla voce che ascolto mentre le parole abbandonano la mia gola, ed è ancora più differente dalla voce con cui i pensieri e le idee affollano lo spazio disponibile tra le tempie. In sostanza io ho tre voci, quella orribile, con cui gli altri mi ascoltano, che devo aver rubato a qualche fatina delle numerose favole che mi leggeva mio padre, alla sera, al buio, prima di andare a letto; quella che percepisco ed ha un tono prepotente, perentorio, delle volte anche quando non sarebbe proprio il caso o non c'è proprio la volontà, quella che mi fa va di sentire forte e decisa. E infine quella che io chiamo "la voce dei pensieri", quella che dovrà di sicuro appartenere ad una donna realmente forte. Non urla mai, si affaccia in punta di piedi, non vi è traccia di inflessioni spiacevoli, toni esagerati, vocali troppo aperte o doppie troppo forti. E' una voce sicura, ferma, decisa ma non imponitiva, saggia, materna. E' come la voce di quelle persone che hanno vissuto tanto e tanto hanno da raccontare, ma sono così intelligenti da non credere di esserlo, o pretende a tutti i costi di dimostrarlo. Butta lì un consiglio senza aspettative, a smuovere con cerchi concentrici il laghetto arginato che ti sei costruita, e attende; aspetta che che anche tu ti accorga chi sei. Non è una voce familiare, è una sconosciuta che alberga tra le mie orecchie, ma che mi conosce talmente bene da farmi sentire estranea a me stessa. E' onesta, perchè non conosce menzogna il filo irrazionale dei pensieri, ma solo la genuinità di quello che siamo. 
Una cosa che ho sempre fatto è non ascoltarla, rivestendo di valore, piuttosto, lo squittio delle voci degli altri, che la sua, la mia.
Poi, per quella strana abitudine che abbiamo di infilare una maschera, e portarla giorno e notte per così tanto tempo da non ricordare nemmeno più i lineamenti che abbiamo nascosto, mi sono inventata un'Isotta diversa, sul cui altare immolavo in sacrificio emozioni nascoste, opportunità cadute nel silenzio, sogni fatti di poco, troppo piccoli per avere valore, avere le ali, sapere volare, il coraggio di scegliere per me, non per gli altri, per l'adesso e non il futuro.
Quella sensazione all'etanolo, con la testa leggera e il cuore svuotato, io l'ho sempre provata. E la provo ogni volta che picchietto sulla tastiera e strappo parole ai pensieri, capriolo le frasi, imbratto una pagina del mio odore più vero. Scrivere è una boccata d'aria fresca, nell'aria di Dicembre, dopo due ore di fila nel locale con l'aria viziata; è il coraggioso tuffo nel mare di fine Aprile, dopo un'attesa lunga un inverno; è il pezzo di torta al triplo cioccolato quando la dieta è finita, affondare il naso nel pelo del tuo cane che freme di gioia dopo averti aspettata a lungo, è il primo bacio con la persona che ti ha fatto faticare tanto per averlo. Scrivere è una liberazione. E leggere è il suo sposo. 
Non lo so, ho sempre questa sensazione di non aver fatto le scelte giuste appiccicata alla pelle, di non aver vissuto per come avrei dovuto, di non essermi sfruttata il tempo, di averlo sprecato rincorrendo un'immagine che non ero io. Se così non fosse, non avrei rimpianti, timori o quel che è, sarei serena e felice. O forse no. Che quelli come me se non hanno qualcosa di cui lamentarsi la trovano, e nel caso in cui non la trovassero, fanno in modo di averla lo stesso.
Oggi va così, il grigiume dalla finestra e un esame inutile e noioso fanno il resto. Ma io sono qui, e non riesco a pensare che tra due giorni sono a casa, che riabbraccio i miei amori pelosi, che lui è venuto e, per ora, abbiamo risolto, che è il mio compleanno tra poco e c'è da festeggiare anche Natale, Capodanno e la Befana. No. Oggi l'unica cosa che la voce mi ripete è "ma non dicevi che odiavi le materie umanistiche e volevi solo vivere tra chimica e biologia?", poi tace.

                                                                               Isotta

domenica 11 dicembre 2011

1° Settimana Ufficiale Natalizia!

In questi giorni sono stata latitante dai blog..ma a fin di bene in quanto credo di essere stata più presente nella mia vita. Innanzitutto, dopo questo post, Lui è volato da me, per colmare distanze non misurate solo in Km, fino alla prossima rottura, lo sappiamo, ma a noi sta bene così.


Ho preparato i ravioli di zucca, e sperimentato la ricetta di economistapercaso.


Festeggiato l'apertura ufficiale del periodo natalizio, la mattina dell'otto, addobbando lamicrostanzaloft e con una bella giornata a Milano, nel pomeriggio, tra shopping, luci spettacolari e vetrine magnifiche, in compagnia di un'altra coppia, un nostro carissimo amico e la sua ragazza, nonchè mia veterinaria di fiducia ( diciamo che abbiamo coadiuvato la conoscenza circa un anno fa, hihihi! ). In serata abbiamo festeggiato il compleanno di lei con un'aperitivo, durante il quale abbiamo fugato ogni dubbio sulla nostra provenienza terrona con le pile di piatti vuoti che crescevano sul nostro tavolo, in evidente contrasto con il piattino unico, ancora pieno, della comitiva di milanesi del tavolo accanto. Io sono l'unica dei quattro che oltre ad essere vegetariana, mangia quanto un gattino di due mesi, gli altri compensano, mangiando come un branco di lupi affamati dopo l'inverno!




Per il resto, sto dormendo tanto, profondamente, abbracciata a Lui. Mangiamo, usciamo, parliamo poco e ridiamo tanto, ci teniamo vicini e ci guardiamo negli occhi, ci curiamo le ferite a vicenda e cerchiamo di fare pace.
Che si sa, a Natale siamo tutti più buoni.
                                                                                 Isotta

mercoledì 7 dicembre 2011

Un Candy per ricordare!

Quando sono un po' giù, una delle cose che faccio è andare a trovare Simo, il suo blog è accogliente proprio perchè ci si siede sul comodo divano e ci si sbellica dalle risate ascoltando le sue avventure. Partecipo molto volentieri al Candy di Natale, perchè mi è sembrata una bella idea festeggiare attraverso i ricordi che ognuno si porta nel cuore.
Ok il primo non posso ricordarlo, avevo solo una settimana, ma gli altri si:

I miei Natale sono stati più o meno tutti uguali: la sveglia presto, il cuore in gola che poi si scioglie alla vista dei pacchi regalo, e quanti pacchetti, tutti luccicosi e colorati, sotto l'albero addobbato dalle sapienti mani di mia madre, sempre lì, nel suo angolo vicino al caminetto, precedentemente acceso dal mio mattiniero papà, affinchè io e mia sorella non ci beccassimo un raffreddore proprio durante le feste. Le luci intermittenti dell'albero, il bambinello che la sera prima avevamo messo nella grotta, le ghirlande di aghi di pino, pigne e pungitopo sparse per casa a ricordare che è festa, La Festa, l'odore di caffè misto al leggero affumicato che ogni tanto sbuffava fuori dal camino. Scartare i regali, gli occhi di chi ti ama gioire per aver reso, i tuoi colmi di stupore ed entusiasmo, la telecamera che risprende ogni istante, per non perdere nulla di quei momenti magici. Le carte regalo distrutte dalla curiosità sparse sul parquet, a creare un caos che sa di famiglia e che rimarrà per tutto il giorno a testimone che qualcuno lì si è divertito come un pazzo. Il tempo vola quando sei felice, e infatti poi è un fuggi fuggi generale per arrivare in orario a Messa (tranne me). Lo scambio di auguri per le vie del mio paese, che ti consumi le guace a furia di schioccare bacetti a chi conosci, perchè ci conosciamo tutti, il "pranzo" a base di pennette col sugo semplice e cotoletta per gli altri, seitan per me, a casa dei nonni materni con la nonna che si dispera per il fatto che "vedo sempre gli altri comprare mille cose, fare mille prelibatezze, e in questa casa nessuno mangia niente!" e siamo fatti così, a noi mangiare non piace tanto! Le chiamate degli zii(ottavo grado circa) lontani, Nord, Canada, Australia, i messaggi degli amici e l'impossibilità di rispondere perchè il traffico telefonico è in tilt, le orecchie da renna al mio Buddy, coccole in più ai mie micioni, nel pomeriggio passare a salutare anche i nonni paterni, e tutti gli zii, quelli veri stavolta, i cuginetti che sfrecciano in una casa che a Natale torna ad essere piena di voci, com'era quando mio padre e i suoi fratelli erano piccoli, il pandoro che tutti mangiano tranne me, e la nonna che sapendolo mi fa trovare pronto il ciambellone e la nutella da spalmare sopra, accanto al vassoio. Ancora le luci, quelle negli occhi di tutti, perchè si sa, il Natale è una cosa meravigliosa!!
Ecco, io non ho un Natale che spicca sugli altri per un ricordo particolare, ma ho conservato nel cuore i ricordi dei particolari di questi 21 che ho vissuto! 
Ma se proprio mi sforzo, uno davvero speciale è stato quello precedente al prossimo. Per una serie sconosciuta di eventi, il mio ragazzo (oramai ex) decise di superare la timidezza e addirittura autoinvitarsi per la sera del 24. E' stato magnifico essere seduta a tavola, la sera della vigilia, con le persone che più amo a questo mondo! Non mancava nessuno, mio padre, mia madre, mia sorella, i miei nonni materni, quelli paterni sono sicura che erano lì lo stesso, Lui e, ciliegina sulla torta, i miei tesori pelosi al completo. Tutti avevamo un regalo, avevamo messo una musica natalizia di sottofondo durante "lo scarto" e niente, credevo di essere la protagonista di quei film americani sul Natale in cui, nella scena finale, tutti ridono e cantano, e sono stata felice, lo sono stata davvero!

P.S. Tra un'ora ho un esame..pensatemiiiii!!!

                                                                                    Isotta

lunedì 5 dicembre 2011

SuperMarioMonti...una cippa!

Mi ero proposta di non parlare mai di politica su questo blog. Ma questa non è politica, è un'altra cosa. Qui si tratta del fatto che mi, ci, stanno rubando il futuro. Eppure oggi non vedo invettive, j'accuse e rivoluzioni, non vedo donne indignate o lavoratori alzare la testa. Parlano del fatto che "dobbiamo fare sacrifici", noi appunto, e almeno fossero necessari. Io non sono un'economista, anzi l'unica materia che a scuola non mi andava giù, era proprio economia, ma sono una cittadina, una giovane cittadina, studentessa e disoccupata degli anni a venire. Io non sono un'eccezione o un'eccellenza, faccio parte di quella schiera di persone che hanno sempre fatto il proprio dovere, quelli che la madre da bambino gli diceva di impegnarsi, di lavorare sodo, che i sacrifici sarebbero stati ripagati un domani, che la strada dura è quella che paga. Faccio di parte di quelli che hanno raggiunto ottimi risultati nello studio ed hanno pensato di andare all'università "per sfruttare i propri talenti", per poi incontrare una realtà diversa, completamente diversa. Dove le uniche cose sfruttate sono i giovani brillanti ricercatori che svolgono a tutti gli efetti il lavoro del professore ordinario, ottantenne che non molla (la cattedra).

Impara le lingue, sono fondamentali; non ti lamentare che fai 13 materie e numerose ore in più rispetto agli altri licei, vedrai ne sarà valsa la pena in futuro,fatto.
Scegli una facoltà scientifica, sono maggiormente spendibili a livello lavorativo, fatto.
Scegli una quinquennale, è lunga, ma almeno poi sei un laureato risolto,fatto.
Vattene al Nord, così imparerai di più e ti valuteranno per questo,fatto.
Laureati presto, prestissimo, entra giovane nel mondo del lavoro, non perdere tempo a viverti la vita, no, fai 18 esami in un semestre e distruggiti psicologicamente, verrai ripagata, quasi fatto. E poi?
Sai qual è la verità? Che nessuno sta aspettando me. Che quel mondo del lavoro è saturo di gente, che non gliene importa a nessuno che sono giovane e che ho studiato tanto, che ho sacrificato tanto, che sono andata via di casa a 18anni e mi sento pure chiamata in tv "bambocciona", che vivo in un Paese dove i giornali dicono "togliete i libri alle donne così faranno figli", come se il problema fosse la cultura e non il fatto che non viene valutata e i figli non si mantengono con l'aria, che se hai la fortuna di essere assunto sei sottopagato (un dipendente farmacista in Italia prende circa 1200 euro, in Inghilterra non è DIPENDENTE perchè le farmacie sono libere e prende circa 5000 sterline(!!!), che se tutto va bene dovrò lavorare 46/47 anni, dopo aver studiato una vita, non essermi potuta permettere un viaggio, una borsa costosa, una semplice cena fuori, venti giorni di vacanza all'anno, non nomino nemmeno l'acquisto di un'auto nuova o una casa. La verità è che sarò costretta a fare la valigia un'altra volta, salendo di gradino, a centuplicare il magone di nostalgia che mi serra la gola a metà, in maniera proporzionale all'allungamento della distanza da casa, da quella che nel bene o nel male è la mia terra, dove avrei voluto vivere. Si perchè questo è quello che chiediamo tutti. Anni fa sognavano gli yacht e le vacanze in costa Smeralda, oggi quei sogni si sono notevolmente ridimensionati: un tetto tuo sulla testa, poter andare a trovare tua madre e tuo padre quando ne senti la necessità senza dover prenotare un volo, crearti una famiglia, una stabilità, uno sfizio ogni tanto che ti coccoli. Non sono grandi cose, anche se le fanno apparire tali, sono la normalità, dovrebbero essere per tutti, dovrebbero essere la base dalla quale partire per sogni più ambiziosi.
Mi sento derubata di tutto, anche della forza di sperare nel futuro. 
Ah già, non c'è più neanche quello.
 E la cosa triste è che tutti quelli che scrivevano dai blog, parlavano ai talk show, scendevano in piazza a gridare "se non ora, quando?", criticavano ed inveivano, volevano che le cose cambiassero, testimoniavano la gravità della situazione con spread e dati delle borse alla mano, oggi tacciono, oggi non si sento derubati. Tacciono semplicemente perchè dovrebbero ammettere, all'immagine riflessa nello specchio alla mattina, che un uomo (per quanto possa aver fatto schifo!) non poteva essere il male di una nazione. Che la situazione è grave, gravissima e non si risolve brindando in piazza e lanciando monetine, perchè un settantenne abbandona la poltrona, ma ce ne è sempre un'altro in agguato, e adesso, non so davvero chi sia peggio.
Non sono stati tagliati i privilegi ed i vitalizi dei parlamentari, i beni(sconfinati) ecclesiastici, come sempre, rimangono intoccabili, le istituzioni pubbliche un pozzo senza fondo nel quale versare ogni centesimo, i patrimoni dei ricchi non pervenuti, eccetera eccetera, eccetera. Dalle mie parti si dice "u cani muzzica sempi u chiù sciancatu" e cioè "il cane morde sempre il più povero" per dire che chi paga, in tutti i sensi, sono sempre i soliti noti: quella parte di Italia onesta e produttiva, quelli che si alzano ogni mattina dopo aver fatto la nottata per cercare di far quadrare i conti ed arrivare a fine mese, quelli che pagano le tasse fino all'ultimo centesimo, dichiarano anche la cuccia del cane, pagano di più ma chiedono la ricevuta, quelli che mandano il figlio a calcio e quindi non si comprano il Moncler, quelli che non si sposano o il figlio manco ce l'hanno perchè non possono permetterselo, ma aspettano e intanto pagano una benzina troppo costosa, per andare a fare un lavoro troppo poco pagato. E' questa gente che pagherà. Saremo noi a pagare.
Ma oggi, a nessuno sembra importare.
                                                                                  Isotta

sabato 3 dicembre 2011

Questo post non ha ragione di esistere...

Lo dicevo nel post precedente che Dicembre per me è un mese speciale...                                                                   
                                                                                    Come oggi, cinque anni fa.
Il freddo di un Dicembre appena iniziato, si appiccicava alle parti del corpo scoperte. L'aria era appesantita da quella solita umidità che fa capolino appena il sole si tuffa nella bocca del vulcano, e guardando verso l'infinito che si apre dalla vista della villetta puoi respirare quell'attimo di passaggio dalla luce al buio, devi essere fortunato però. 


Succede tutto nell'arco di un battito di ciglia, e devi costringerti a tenere gli occhi aperti e fissi lungo la linea tre cielo e mare, nonostante il freddo di Dicembre li pizzichi, devi essere forte, sbarrare gli occhi per far si che quello spettacolo ci possa entrare tutto e colorarli di rosa, azzurro, arancione o le eventuali sfumature di cui decide di tingersi quel giorno. Quel pomeriggio ero uscita in ritardo, probabilmente qualche pagina in più da studiare. Le stradine erano deserte, ancora. Nessuno squillo sul mio cellulare, a significare che ancora nessuno era uscito di casa, probabilmente erano in ritardo anche loro. Ne approfittai per camminare lentamente, per assaporare l'odore del freddo, quell'odore di muschio verde, parassita di vecchi muri cadenti, fermi a testimoniare nel tempo un tempo che è stato, un passato probabilmente meglio di questo presente, se ancora il ricordo resiste e non si è dato pervinto allo scadere degli anni. Che sa di brividi, i brividi provocati dal venticello che scendendo dai dirupi delle ispide montagne, sostenitrici del paese alle spalle, raccoglie gli odori e te li alita in viso. Avevo il naso ghiacciato e le guance rosse, potevo vederlo nitidamente nelle vetrine che in questi anni mi hanno visto sotto la pelle di mia madre, bambina per mano a mio padre, e poi ragazza, in un susseguirsi di stagioni e cambi di pelle.
Arrivando in piazza, il buio delle viuzze è accecato dalle luci arancioni, a cui si sommano quelle colorate intrecciate negli aghi di pino delle ghirlande che confezionano la via principale, annunciando il Natale. Mentre mi dirigevo verso la fontana centrale alla piazza a prendere il solito sorso d'acqua, non incontrai nessuno della mia compagnia, e rassegnata piegavo verso casa dei nonni. Dopo qualche chiacchiera vicino al calore del fuoco, il mio telefono tornava a rianimarsi, e finalmente la mia giornata avrebbe dato un senso al batticuore. Aveva gli occhi piccoli e le guance rosse ma non per il freddo, continuava a ridacchiare e io pensavo a quante fosse stupido ed immaturo, molto tempo dopo arriverò a capire a quanto lo sono stata io, ed a quanto un bicchiere in più di vino possa farti commettere sbagli, nonostante non sia stata nemmeno tu a berlo.
Non era il solito, ovviamente. Mi toccava i capelli mentre parlavo con le altre persone, mi teneva al riparo dal vento che ci inseguiva da dietro, coprendomi copletamente le spalle con la sua altezza e il giubotto pesante che lo faceva ancora più grosso, mi chiedeva di sedermi vicino a lui. Ed io ero una stupida, lo sono ancora. Ora credo che ho scambiato l'alcol con qualcosa che non è mai esistito. 
Il calore del mio corpo riscaldava le sue mani infreddolite, continuava ad accarezzarmi la pancia ed i fianchi, sotto il cappotto, a giocherellare con il fiocco che i laccetti di uno scaldacuore di lana formavano dietro la schiena. Non eravamo mai stati vicini in quel modo, lui si era sempre tenuto a debita distanza ed io mi ero sempre adeguata senza sbilanciarmi mai. Avevo resistito a non cadere da cavallo, mi ero aggrappata alle redini nonostante il galoppo mi facesse sobbalzare e non avevo più forza di reggere la presa. Poi ad un certo punto ho mollato, e sono finita in un pozzo scuro che ancora mi vede precipitare. Ho ceduto a quell'altra Isotta, ed ho sbgliato. Le campane della chiesa davano ragione alle lancette del mio orologio, era ora di cena, e mio padre l'unica cosa che non sopporta è che si arrivi in ritardo a tavola, e mai avrei fatto qualcosa che postesse lontanamente infastidire il mio amato papà. Mi alzai per andare via, ma lui mi disse di aspettare, che andava dalla stessa parte e mi avrebbe accompagnata. Avevo il cuore in gola, perchè nonostante l'avessimo fatto tante altre volte da amici, quella sera non mi sembrava la stessa cosa. Ripercorrendo al contrario la strada verso casa si passa dalla luce al buio, il buio che c'è nella mia testa ripensando a quei momenti, non ricordo come siano andate le cose, ricordo solo le sensazioni ed un ronzio nelle orecchie. Forse la sua mano ha preso la mia, o forse mi ha abbracciata, o forse sono stata io a mettermi sulle punte per arrivare più vicino al suo viso, il fatto è che ci siamo incontrati sulla soglia di un bacio. E il mio cuore deve aver perso un battito nel momento in cui le mie labbra hanno toccato le sue, e ancora non l'ho recuperato. Sono letteralmente scappata verso casa con la sua voce che mi diceva di aspettare un attimo, e a metà strada mi sono dovuta fermare un secondo, appoggiata al muro coi mattoni rossi e le parietarie, a riprendere fiato per la corsa e il filo logico dei pensieri. La prima cosa che mi è venuta in mente di fare è stato scrivergli un messaggio:
"Siamo degli stronzi."
Avevo totalmente ragione.
                                                                                      Isotta

giovedì 1 dicembre 2011

Che sia l'inizio di un dolce Dicembre...

Ohhhh. Era ora. E' Dicembre. 
Novembre mi sta davvero antipatico, e poi questo è il mio mese! Si, sono una dicembrina, sagittario ascendente sagittario, ed essendo una "donna di scienza" non dovrei manco dirlo, ma chi ha a che fare con un sagittario, capirà il perchè della mia sottolineatura, che in fondo l'oroscopo è quella cosa a cui nessuno crede, ma che tutti la si legge o la si ascolta volentieri. 
Sicuramente sarà la suggestione, ma vi capita, quando date un'occhiata alle caratteristiche del vostro segno di pensare "ommioddio sono io!"? A me sempre: -cocciuti, irrequieti, prepotenti..- ok sono io! . Si che a mettere un'accozzaglia di aggettivi di tutti i tipi assieme, si finisce per andar bene a tutti, ma leggerli e trovarci qualcosa che ti rappresenta è divertente, e volendo la si può buttar lì come scusa quando non si sa cosa ribattere: sono così, ma è colpa del mio segno zodiacale, cerca di capire!
Comunque è Dicembre, mancano 16 giorni per il mio ritorno a casuccia, 17 al compimento del mio 22esimo anno di vita, è il giro di boa del semestre universitario (e siamo a quota 3,5 anni..più della metà.. yeah!), mancano 24 giorni al Natale e 30 all'inizio di un nuovo anno, che come diciamo sempre tutti (ma questo dopo l'oroscopo è il post delle ovvietà) speriamo sia meglio di quello passato! 
A livello regali sono al punto di partenza, non ho nemmeno mezza idea in testa, e le finanze non sono da meno, panico. Ieri ho fatto l'esame e i risultati li avremo tra una decina di giorni, nel frattempo ne farò altri due, uno il 7, ed uno il 16, giusto giusto prima di partire. La nebbia pare si sia finalmente levata di torno e ci ha lasciato uno splendido cielo grigio carico di pioggia, ah quando dicono di essere ottimisti! Io invece sono metereopatica e qui in val padana è come avere il diabete e lavorare in una pasticceria.
Per festeggiare il mio mese e anche per gratificare il mio povero animo di studentessasinglepostesame, ho preparato, udite, udite: il Semifreddo Pan di Stelle. Okay, lo sanno fare tutti e non è proprio una novità, ma quando ne metti un cucchiaino in bocca le papille gustative mettono su un rave party. Per chi non conoscesse la ricetta, butto lì due ingredienti e un procedimento, che questo non è un foodblog ;).
Doverosa premessa: se siete a dieta, abbandonate il post, la sola lettura degli ingredienti potrebbe farvi mettere su cinque etti.
Ingredienti:
1 confezione di mascarpone da 250g
1 di panna zuccherata per dolci, quelle piccole (non so la dose)
3 uova
1 cucchiaio di zucchero
1 pacco di Pan di Stelle, o biscotti simili
latte q.b. (ho sempre sognato scrivere q.b.!)
Procedimento:
Separare l'albume in una terrina e montarlo a neve, successivamente montare anche la panna (okay questo lo faccio io, non c'era nella ricetta originale ma la crema viene più consistente ed io la preferisco) e mettere entrambi i composti in frigo. Unire ai tuorli il cucchiaio di zucchero ed il mascarpone, amalgamare per bene cercando di togliere tutti i grumi (sbattitore grazie di esistere!). Ora bisogna incorporare gli albumi montati a neve e la panna alla crema di mascarpone, ed ovviamente è necessario farlo in modo delicato, mescolando dal basso verso l'alto e lentamente. A questo punto dovreste avere una crema gonfia e cremosa. Si prendono i biscotti, si intingo appena nel latte, e si iniziano a disporre sulla base di una pirofila (calcolate che le quantità sono stimate per riempire una di quelle teglie in alluminio, grandi!). Essendo rotondi rimarranno dei buchini, che provvederemo a coprire semplicemente rompendo dei pezzettini di biscotto, evitate di far si che si sovrappongano, altrimenti viene un strato troppo spesso ed irregolare. Finito il "pavimento" ricoprirlo interamente con la crema. Poi un altro strato di biscotti ed uno di crema fino ad esaurimento. L'ultimo strato deve essere ovviamente di crema, e potete guarnirlo o con il solito cacao proprio come fosse un tiramusù, oppure (io opto per quest'ultima) sbriciolarci sopra i biscotti che sono avanzati e le briciole che si trovano in fondo al pacco.[Se avete idee migliori, suggerite!] E' necessario che rimanga in frigo almeno due ore, affinchè i biscotti si ammorbidiscano e il gusto si amalgami, è perfetto fatto la sera, per il giorno dopo!
 Questo è il mio risultato: 

Questa è una porzione, del dolce fatto un mesetto fa, la cui crema mi era venuta un po' troppo liquida..
Tra poco arriveranno le mie compianine (coinquiline del piano) e qualche amico. Ho il presentimento che lo spolvereremo nel giro di qualche minuto, voi che dite, ne avanza un pezzetto per la colazione? :P  

                                                                                         Isotta